Le cinque lezioni di Carl Schmitt per la Russia: #3

Lezione #3: La politica delle “circostanze eccezionali” e la decisione
Uno degli aspetti più brillanti delle idee di Carl Schmitt fu il principio delle “circostanze eccezionali” (in tedesco Ernstfall, letteralmente “caso grave”) elevato al rango di categoria politico-giuridica. Secondo Schmitt, le norme giuridiche descrivono solo la normale realtà socio-politica che scorre uniformemente e continuamente senza interruzioni. Solo in tali situazioni puramente normali il concetto di “diritto” come inteso dai giuristi si applica pienamente. Esistono, naturalmente, regolamenti di “situazioni straordinarie”, ma questi regolamenti sono il più delle volte determinati sulla base di criteri derivati da una situazione politica normale. La giurisprudenza classica, secondo Schmitt, tende ad assolutizzare i criteri di una stazione normale quando considera la storia della società come un processo uniforme legalmente costituito. L’espressione più completa di questo punto di vista è la “teoria pura del diritto” di Kelsen. Carl Schmitt, tuttavia, vede questa assolutizzazione di un “approccio giuridico” e di uno “stato di diritto” come un meccanismo altrettanto utopico e un universalismo ingenuo prodotto dall’Illuminismo con i suoi miti razionalisti. Dietro l’assolutizzazione del diritto si nasconde un tentativo di “chiudere la storia” e privarla del suo modello creativo e passionale, del suo contenuto politico e dei popoli storici. Sulla base di questa analisi, Carl Schmitt pone una particolare teoria delle “circostanze eccezionali”, o Ernstfall.
L’Ernstfall è il punto in cui una decisione politica viene presa in una situazione che non può più essere regolata da norme giuridiche convenzionali. La decisione in circostanze eccezionali implica la convergenza di un certo numero di fattori diversi e organici relativi sia alla tradizione, al passato storico, alle costanti culturali, sia alle espressioni spontanee, al superamento eroico, agli impulsi passionali, alla manifestazione improvvisa di profonde energie esistenziali. La Vera Decisione (il termine stesso “decisione” era un concetto chiave della dottrina giuridica di Schmitt) viene presa proprio in una tale circostanza in cui le norme giuridiche e sociali vengono “sconvolte” e quelle che descrivono il corso naturale dei processi politici e che iniziano ad agire nel caso di una “citazione di emergenza” o di una “catastrofe socio-politica” non sono più applicabili. “Circostanze eccezionali” non significa semplicemente una catastrofe, ma il posizionamento di un popolo e del suo organismo politico di fronte a un problema, facendo appello all’essenza storica di un popolo, al suo nucleo, alla sua natura segreta che fa di questo popolo ciò che è. Pertanto, la decisione presa politicamente in una tale situazione è un’espressione spontanea della volontà profonda del popolo che risponde a una sfida globale, esistenziale o storica (qui si possono confrontare le opinioni di Schmitt con quelle di Spengler, Toynbee e altri rivoluzionari conservatori con i quali Carl Schmitt aveva stretti legami personali).
Nella scuola francese di diritto, i seguaci di Carl Schmitt hanno sviluppato il termine speciale “décisionisme” dal francese décision (in tedesco Entscheidung). Il decisionismo pone l’accento sulle “circostanze eccezionali”, poiché è in questo caso che la nazione, il popolo, attualizza il suo passato e determina il suo futuro in una drammatica concentrazione del momento presente in cui si fondono tre caratteristiche qualitative del tempo, vale a dire, la potenza della fonte da cui il popolo è uscito nella storia, la volontà del popolo che affronta il futuro e afferma il qui e ora dove l’io senza tempo si rivela e il popolo prende la responsabilità nelle sue mani nella misura più grande, e l’identità di sé.
Sviluppando la sua teoria dell’Ernstfall e dell’Entscheidung, Carl Schmitt ha anche mostrato che l’affermazione di tutte le norme giudiziarie e sociali avviene proprio durante tali periodi di “circostanze eccezionali” e si basa primordialmente sulla decisione sia spontanea che predeterminata. Il momento intermittente dell’espressione singolare della volontà porta poi sulla base delle norme costanti che esistono fino all’emergere di nuove “circostanze eccezionali”. Questo, infatti, illustra perfettamente la contraddizione inerente alle idee dei sostenitori radicali dello “stato di diritto”: essi ignorano consapevolmente o inconsapevolmente il fatto che l’appello alla necessità di stabilire lo “stato di diritto” stesso è una decisione basata nient’altro che sulla volontà politica di un determinato gruppo. In un certo senso, questo imperativo è posto arbitrariamente e non come una sorta di inevitabile, fatale necessità. Pertanto, l’accettazione o la negazione dello “stato di diritto” e in generale l’accettazione o la negazione di questo o quel modello giuridico deve coincidere con la volontà del particolare popolo o stato a cui la proposta o espressione di volontà è rivolta. I sostenitori dello “stato di diritto” si sforzano implicitamente di creare o utilizzare “circostanze eccezionali” per l’attuazione del loro concetto, ma l’insidiosità di un tale approccio e l’ipocrisia e l’incoerenza del metodo possono naturalmente attirare una reazione popolare, il cui risultato potrebbe benissimo apparire come un’altra decisione alternativa. Inoltre, è tanto più probabile che questa decisione porti all’instaurazione di una realtà giuridica diversa da quella ricercata dagli universalisti.
Il concetto di decisione in senso super-giuridico così come la natura stessa della decisione si accorda con la teoria del “potere diretto” e del “potere indiretto” (potestas directa e potestas indirecta). Nel contesto specifico di Schmitt, la Decisione viene presa non solo nei casi di “potere diretto” (il potere dei re, degli imperatori, dei presidenti, ecc.) ma anche nelle condizioni di “potere indiretto”, di cui esempi possono essere le organizzazioni religiose, culturali o ideologiche che influenzano la storia di un popolo e di uno Stato non così chiaramente come le decisioni dei governanti, ma che, tuttavia, sono molto più profonde e formidabili nel funzionamento. Schmitt ritiene che il “potere indiretto” non sia quindi sempre negativo, ma, d’altra parte, egli allude solo implicitamente al fatto che una decisione contraria alla volontà del popolo viene il più delle volte adottata e attuata attraverso tali mezzi di “potere indiretto”. Nel suo libro Teologia politica e nella sua successiva aggiunta Teologia politica II, esamina la logica del funzionamento di questi due tipi di autorità negli stati e nelle nazioni.
La teoria delle “circostanze eccezionali” e il tema della Decisione (Entscheidung) ad essa legato sono di fondamentale importanza per noi oggi, poiché è precisamente in un tale punto della storia del nostro popolo e del nostro Stato che ci troviamo, dove le “circostanze eccezionali” sono diventate lo stato naturale della nazione e non solo il futuro politico del nostro popolo, ma anche la comprensione e la conferma essenziale del nostro passato, dipendono ora dalla Decisione. Se la volontà del popolo si afferma e la scelta nazionale del popolo in questo momento drammatico, può definire chiaramente i “nostri” e gli “altri”, identificare amici e nemici, e strappare alla storia l’autoaffermazione politica, allora la Decisione dello stato russo e del popolo russo sarà la sua propria, storica, esistenziale decisione che metterà un timbro di lealtà su millenni di “costruzione del popolo” spirituale e “costruzione dell’impero”. Questo significa che il nostro futuro sarà russo. Se altri prendono la decisione, cioè i sostenitori dell'”approccio umano comune”, dell'”universalismo” e dell'”egualitarismo”, che dalla morte del marxismo rappresentano gli unici eredi diretti dell’ideologia utopica e meccanicistica dell’Illuminismo, allora il futuro non solo sarà “non russo”, ma sarà “tutto umano” e quindi “nessun futuro” (dal punto di vista dell’essere del popolo, dello Stato e della nazione). Il nostro passato perderà il suo significato e il dramma della grande storia russa si trasformerà in una stupida farsa sulla via del Mondialismo e del completo livellamento culturale nell'”umanità universale”, cioè nell'”inferno della realtà giuridica assoluta”.
Traduzione a cura di Lorenzo Maria Pacini