SMO, la battaglia per la “fine della storia”!

SMO, la battaglia per la “fine della storia”!

17.08.2022

Ragioniamo sul significato filosofico della SMO (N.d.T. ricordiamo ancora una volta ai lettori che SMO è acronimo di Special Military Operation, ovvero Operazione Militare Speciale). La SMO è indissolubilmente legata al concetto di “fine della storia”, non solo perché Francis Fukuyama, che ha scritto il famoso testo dal titolo La fine della stori“, fin dal primo giorno della SMO si è unito attivamente alla lotta ideologica contro la Russia dalla parte dei nazionalisti ucraini e si è persino unito personalmente all’organizzazione terroristica Bellingcat che, tra l’altro, ha cercato di dirottare un aereo militare in Russia, anche se questo fatto è di per sé molto espressivo; il fatto centrale è che la Russia si oppone direttamente al globalismo, a quel “totalitarismo liberale”, come ha detto apertamente il Presidente Putin, che è un’ideologia, e la “fine della storia” gioca un ruolo fondamentale nella sua struttura.

Il fatto è che il globalismo, che trova la sua massima rappresentazione in organizzazioni internazionali come il Forum di Davos di Klaus Schwab con il suo “Grande Resett”, la Commissione Trilaterale, il Consiglio Americano per le Relazioni Estere (CFR) o la Open Society Foundation di George Soros insiste sulla completa unificazione dell’umanità sotto un governo mondiale, con l’ideologia liberale e un sistema di regole e norme basato su di essa – comprese le politiche di genere, LGBT+, l’individualismo estremo e il transumanesimo – che si diffondono ovunque; questa è la “fine della storia”, che è chiaramente prematura, ma ancora abbastanza logica e che è stata descritta all’inizio degli anni ’90 da Francis Fukuyama. La fine della storia è la vittoria del liberalismo e dell’Occidente su scala globale, il che implica l’abolizione di qualsiasi alternativa ideologica, geopolitica, economica e socioculturale. Fukuyama scriveva in un periodo in cui l’URSS era crollata e la Russia sembrava non dovesse più risorgere, mentre la Cina seguiva obbedientemente le strategie delle potenze economiche occidentali in quella fase di accelerazione della globalizzazione. In seguito Fukuyama ha ammesso, anche in una conversazione con me, di essere stato precipitoso, ma la fine della storia, a prescindere da tutto, è rimasta e rimane l’obiettivo dei globalisti.

La Russia di Putin è diventata l’ovvio ostacolo alla fine della storia e, dopo l’inizio della SMO, ha posto una sfida diretta a questo progetto. Da qui la rabbia di Fukuyama: di fronte a lui il progetto della fine della storia non è stato solo rimandato, ma è crollato definitivamente. Questo spiega anche la frenesia e l’estrema intensità della rabbiosa russofobia delle élite occidentali. Putin e il Donbass hanno inferto un duro colpo al piano di civilizzazione globale, il dominio planetario dell’Occidente liberale.

Tuttavia, il concetto di fine della storia non è appannaggio dei liberali. Inoltre, l’hanno adottata piuttosto tardi.

Il filosofo Alexander Kozhev è stato il primo a descrivere in modo coerente la prossima vittoria globale dell’Occidente liberale, mentre Fukuyama l’ha solo presa in prestito. Kozhev, da parte sua, l’ha presa in prestito da Marx, cambiando solo il trionfo del comunismo mondiale (la versione marxiana della fine della storia) in capitalismo mondiale, società civile planetaria e ideologia dei “diritti umani”. In realtà, l’intero movimento comunista, compresa l’URSS, ha combattuto per la comprensione marxista della fine della storia nel XX secolo. Durante la Guerra Fredda, è scoppiata una disputa sull’interpretazione della fine della storia, se sarebbe stata comunista o capitalista. Non è una coincidenza che Fukuyama abbia scritto il suo testo programmatico quando l’URSS è crollata. In quel momento sembrava che la questione fosse risolta e che il liberalismo avesse vinto definitivamente.

Tuttavia, lo stesso Marx, da parte sua, prese in prestito questo concetto in un’ideologia politica completamente diversa, dal pensatore monarchico e imperiale profondamente conservatore Georg Wilhelm Friedrich Hegel. Se scaviamo ancora più a fondo, arriviamo all’escatologia cristiana e persino precristiana (prima di tutto iranica), alla dottrina della fine dei tempi… ma questo ci porterà troppo lontano. Nella modernità è stato Hegel a proporre e sostenere la tesi della fine della storia e nel sistema della sua filosofia essa svolge un ruolo fondamentale.

Secondo Hegel, la storia è un processo di dispiegamento dello Spirito, che passa attraverso la natura, il cambiamento delle religioni e delle civiltà, fino a raggiungere il suo culmine – la fine incontra l’inizio, l’alfa incontra l’omega. Attraverso molte prove e svolte dialettiche, lo Spirito che guida l’umanità si incarnerà infine in una Monarchia assoluta, un impero mondiale che sarà un impero dello Spirito. Il suo potere sarà trasferito a un autocrate supremo, un monarca-filosofo illuminato. Il capitalismo e la società civile saranno solo una fase dello svolgimento di questo processo e il materialismo scientifico passerà alla scienza angelica puramente spirituale. Hegel credeva che ciò sarebbe avvenuto in Germania (l’Impero tedesco allora non esisteva ancora) e sarebbe stato il trionfo della cultura spirituale e della filosofia tedesca. Hegel, in senso filosofico, fu la base su cui Bismarck creò il Secondo Reich.

Quindi, l’interpretazione autentica della “fine della storia” da parte del creatore di questo concetto è il trionfo della Monarchia Spirituale Mondiale. E gli hegeliani di destra – gli slavofili russi o i seguaci di Giovanni Gentile in Italia – credevano esattamente questo. I tedeschi stessi credevano nella missione del loro Reich. Gli slavofili la interpretarono come una predizione del destino dell’Impero russo, quando sarebbe diventato spirituale e popolare. Gli italiani legano la fine della storia alla rinascita della tradizione romana e alla grandezza dell’Italia.

Marx, che trasformò la dialettica spirituale di Hegel nel suo materialismo storico (pervertendo significativamente l’originale), accettò che il capitalismo liberale fosse solo uno stadio intermedio, ma mise il comunismo e una visione del mondo materialista al posto dell’Impero dello Spirito. L’escatologia è rimasta: tutto ciò che i comunisti facevano era rivolto proprio al futuro, cioè alla fine della storia.

La vittoria sovietica sul Terzo Reich nella Grande Guerra Patriottica eliminò dall’agenda l’interpretazione tedesca della fine della storia. L’hegelianismo di sinistra ha trionfato su quello di destra; su un altro piano, l’Impero russo ha sconfitto (anche se implicitamente) quello tedesco.

Fu allora che apparve Kozhev con la sua interpretazione liberale della fine della storia. Questa teoria era come in attesa e dopo il crollo dell’URSS Fukuyama l’ha ricordata all’Occidente, e i centri globalisti l’hanno raccolta e hanno iniziato a metterla in pratica. L’ordine mondiale unipolare si basava su una versione liberale dell’escatologia hegeliana.

E poi c’era Putin. Putin è un “fenomeno filosofico” in un certo senso, un punto di svolta nella storia del pensiero, nella complessa battaglia delle idee e delle visioni del mondo. Fin dal suo primo momento al potere, iniziò a ripristinare la sovranità della Russia, ma questo significava rimandare la fine della storia, opporsi al totalitarismo liberale, al globalismo e al governo mondiale. Putin ha perseguito questa linea con cautela, spesso dissimulando le sue intenzioni e i suoi piani – come cecista e come convinto realista. A volte sembrava pronto a soddisfare le richieste dei globalisti, ma un attimo dopo si rivelava solo un’altra manovra. Da qui la domanda perplessa: “Chi è lei, signor Putin?”.

Solo il 24 febbraio 2022 l’inizio della SWO in Ucraina ha messo le cose nella loro giusta prospettiva con tutta chiarezza. È iniziata una nuova era della filosofia. Una nuova fase della storia mondiale. Putin ha sfidato l’interpretazione liberale della fine della storia, ovvero il principale progetto globalista, il Governo Mondiale, ma è qui che inizia la cosa più importante: confutare la lettura liberale della fine della storia non significa rifiutare Hegel. Dopotutto, tutti sanno che Putin ama citare Ivan Ilyin, che era solo un hegeliano di destra, un sostenitore della monarchia russa e del grande Impero. Le teorie degli slavofili sono chiaramente vicine a quelle di Putin. Un’idea filosofica non può essere negata sulla base di alcuni fattori puramente pratici e concreti, ad esempio quelli puramente economici. Non è una cosa seria. Un’idea può essere sconfitta solo da un’idea. E questo significa….

Significa che la SMO come fenomeno filosofico segna il ritorno dell’Impero. Il ritorno della Russia all’Impero, la piena restaurazione del nostro destino messianico futuristico. La Germania, nel suo stato attuale, non è più un concorrente. La versione tedesca del Reich mondiale è irreversibilmente fuori dall’agenda. Anche il progetto comunista della fine della storia è stato abbandonato e, nei suoi aspetti migliori, potrebbe essere facilmente incorporato in una nuova sintesi imperiale (come lo “stalinismo di destra”). A noi si oppongono solo Kozhev e Fukuyama, che si basano sulle stesse fonti molto più vicine a noi. Noi siamo i portatori ortodossi dell’Impero Eurasiatico della Fine, loro sono gli usurpatori. Se si pensa alla Terza Roma e al ruolo degli zar russi come portatori della missione di Catechon, il Reggitore, tutto diventa ancora più fondamentale rispetto al contesto molto ortodosso e letto in chiave russa (slavofila, monarchica) dell’hegelianesimo.

La SMO è una battaglia per il significato della fine della storia. Una grande battaglia filosofica. È ora di chiudere la pagina delle interpretazioni puramente materialistiche, energetiche ed economiche: non sono solo volgari, sono fallaci. La storia è la storia delle idee.

Ci si può chiedere: cosa c’entra l’Ucraina? Non ha nulla a che fare con l’Ucraina, non esiste, ma farà parte del nostro nuovo impero. Solo lì, nel regno filosofico di uno Spirito che si dispiega, nell’impero dei significati, potrà rivivere e fiorire, ma per ora, cosa vogliamo da un regime terroristico guidato da un comico… È un malinteso, ma la stessa Ucraina è destinata a diventare un teatro di lotta metafisica fondamentale. Credo che sia una questione di geografia. Stiamo lottando per il ritorno della nostra culla storica, Kiev, dal potere dei globalisti al potere dell’Impero dello Spirito. Kiev è l’inizio della nostra storia. E quindi anche la sua fine.

Traduzione a cura di Lorenzo Maria Pacini