Tra Eurasia e Occidente

Dugin tra Eurasia e Occidente

In febbraio, il professore Alexander Dugin si è recato a Nuova Dehli in India per partecipare al 40esimo Congresso Mondiale dell’Istituto Internazionale di Sociologia, il cui tema è stato “Dopo l’egemonia occidentale: la scienza sociale e il suo pubblico”. Il Professor Dugin è stato così gentile da prendersi un momento lontano dalla conferenza per rispondere a qualche domanda dai rappresentanti di Arktos che partecipavano all’evento. In questa intervista, abbiamo tentato di far chiarire al Professor Dugin alcune sue idee base nell’ottica di dissipare la confusione e l’errata rappresentazione che esiste su di lui e sul suo movimento, il movimento Eurasiatico, e la sua ramificazione, l’Alleanza Rivoluzionaria Globale, nel mondo anglofono. L’intervista è stata condotta da Daniel Friberg, CEO of Arktos and John B. Morgan, Editor-in-Chief.

Questa intervista è stata rilasciata in concomitanza con la pubblicazione del libro del professor Dugin “La Quarta Teoria Politica” di Arktos. Il primo libro del professore ad apparire in lingua inglese.

Nel mondo occidentale c’è la percezione che lei sia un nazionalista russo. Si identifica conquesta descrizione?

Il concetto di nazione è capitalista ed occidentale. Invece, il concetto di Euroasianismo si richiama a differenze culturali ed etniche, e non all’unificazione sulla base dell’individuo come contempla il nazionalismo. La nostra idea differisce dal nazionalismo perché noi difendiamo un pluralismo di valori. Noi stiamo difendendo idee, non la nostra comunità; idee, non la nostra società. Noi stiamo sfidando la postmodernità, ma non per conto della nazione russa da sola. La postmodernità è un abisso spalancato. La Russia è solo una parte di questo conflitto globale. È certamente una parte importante, ma non l’ultima meta. Per quelli di noi in Russia, noi non possiamo salvarla senza salvare il mondo allo stesso tempo. E parimenti, non possiamo salvare il mondo senza salvare la Russia. Non è solo un conflitto contro l’universalismo occidentale. È un conflitto contro tutti gli universalismi, anche quello islamico. Noi non possiamo accettare nessun desiderio di imporre alcun universalismo sopra gli altri – né occidentale, islamico, socialista, liberale o Russo. Non difendiamo né l’imperialismo russo né il revanscismo, ma piuttosto una visione globale e multipolare basata sulla dialettica delle civiltà. Quelli a cui ci opponiamo dicono che la molteplicità delle civiltà necessariamente implica uno scontro. Questa è un’affermazione falsa. La globalizzazione e l’egemonia americana causano un’intrusione sanguinosa e un innesco della violenza tra civiltà dove ci potrebbe essere pace, dialogo, o conflitto, a seconda delle circostanze storiche. Ma imporre un’egemonia nascosta implica conflitto e, inevitabilmente, peggiore nel futuro. Così loro dicono pace ma fanno la guerra. Noi difendiamo la giustizia – non pace o guerra, ma giustizia e dialogo e il diritto naturale di qualsiasi cultura a mantenere la sua identità e a perseguire ciò che vuole essere. Non solo storicamente, come nel multiculturalismo, ma anche nel futuro. Dobbiamo liberarci da questi pretendenti universalismi.

Cosa pensa del ruolo che la Russia potrà avere nell’organizzazione delle forze antimoderniste?

Ci sono differenti livelli implicati nella creazione di movimenti e correnti antiglobaliste, o piuttosto antioccidentali in giro per il mondo. L’idea di base è unire le persone che stanno combattendo contro lo status quo. Ebbene, qual è lo status quo? E’ una serie di fenomeni connessi che causano un importante passaggio dalla modernità alla postmodernità. Si è sviluppato da un passaggio dal mondo unipolare, rappresentato in primo luogo dall’influenza degli USA e dell’Europa occidentale, alla cosiddetta “non polarità” come esemplificato dalla odierna egemonia implicita e quelle rivoluzioni che sono state da esse orchestrate tramite mandato, come per esempio le varie rivoluzioni arancioni. L’intento fondamentale dietro questa strategia è infine per l’Occidente il controllo del pianeta, non solo tramite intervento diretto, ma anche tramite l’universalizzazione del suo insieme di valori, norme ed etiche. Lo status quo dell’egemonia liberale dell’Occidente è diventata globale. Si tratta di un’occidentalizzazione di tutta l’umanità. Questo significa che le sue norme, come il libero mercato, il libero commercio, il liberalismo, la democrazia parlamentare, i diritti umani, e l’assoluto individualismo sono diventati universali. Questo insieme di norme è interpretato differentemente nelle varie regioni del mondo, ma l’Occidente reputa la sua specifica interpretazione come assiomatica e la sua universalizzazione come inevitabile. Questa non è niente meno che una colonizzazione dello spirito e della mente. È un nuovo tipo di colonizzazione, un nuovo tipo di potere, e un nuovo tipo di controllo che è messo in moto tramite un network. Chiunque sia collegato al network globale diventa soggetto al suo codice. È parte dell’Occidente postmoderno, e sta rapidamente diventando globale. Il prezzo che la nazione o una popolazione deve pagare per diventare connesso al network della globalizzazione occidentale è l’accettazione di queste norme. È la nuova egemonia dell’Occidente. È una migrazione dall’aperta egemonia dell’Occidente, come rappresentata dal colonialismo e dall’aperto imperialismo del passato, ad un’implicita, più subdola versione.

Per combattere questa minaccia globale all’umanità, è importante unire tutte le carie forze che, nei tempi addietro, sarebbero state chiamte anti imperialiste. In quest’epoca, dovremmo meglio comprendere il nostro nemico. Il nemico di oggi è nascosto. Agisce con lo sfruttamento delle norme e dei valori della via di sviluppo occidentale e ignora la pluralità rappresentata da altre culture ed altre civiltà. Oggi, invitiamo tutti colore che insistono sulla dignità dei valori specifici di una civiltà non occidentale, e dove ci sono altre forme di valori esistenti, a sfidare questo tentativo di universalizzazione globale e egemonia nascosta. Questa è una lotta culturale, filosofica, ontologica ed escatologica, perché nello status quo noi identifichiamo l’essenza dell’Età oscura, o il grande paradigma. Ma dovremmo pure muoverci da un piano puramente teorico ad un livello pratico, geopolitico.

E al livello geopolitico, la Russia preserva il potenziale, le risorse e l’inclinazione per confrontarsi con questa sfida, perché la storia russa è stata a lungo orientata in modo intuitivo contro lo stesso orizzonte. La Russia è una grande potenza dove c’è un’acuta coscienza di come sta girando il mondo, storicamente parlando, e una profonda consapevolezza della sua missione escatologica. Inoltre è solo naturale che la Russia dovrebbe giocare una parte centrale in questa coalizione contro lo status quo. La Russia difese la sua identità contro il Cattolicesimo, il Protestantesimo e l’Occidente moderno durante l’epoca zarista, e in seguito contro il capitalismo liberale durante l’epoca sovietica. Ora c’è una terza onda di questa lotta – la lotta contro la postmodernità. L’ultra-liberalismo, e la globalizzazione . Ma di questi tempi, la Russia non è più in grado di fare affidamento sulle sue risorse. Non può combattere esclusivamente sotto la bandiera della Cristianità Ortodossa. Nemmeno reintroducendo o confidando nella dottrina marxista come un’opzione perseguibile, giacché il Marxismo è in se stesso la maggiore radice delle idee distruttive che costituiscono la postmodernità.

La Russia è ora uno dei tanti soggetti in questo conflitto globale, e non può combattere questo conflitto da sola. È necessario unire tutte le forze che si oppongono alle norme occidentale e al suo sistema economico. È necessario fare alleanze con tutte le sinistre sociali e i movimenti politici che sfidano lo status quo del capitalismo liberale. Dovremmo parimenti allearci con tutte le forze identitarie in ogni cultura che rifiuta il globalismo per ragioni culturali. Da questa prospettiva, i movimenti islamici, i movimenti indù, o i movimenti nazionalisti da tutto il mondo dovrebbero anch’essi essere considerati come alleati. Indù, buddisti, cristiani, e pagani identitari in Europa, America o America Latina o altri tipi di culture, dovrebbero tutte formare un fronte comune. L’idea è di unirle tutte, contro il singolo nemico e unico male per molteplicità di concezioni di ciò che è buono.

Ciò contro cui combattiamo ci unirà. Mentre ciò per cui siamo ci divide. Inoltre, dovremmo enfatizzare quello contro cui ci opponiamo. Il comune nemico ci unisce, mentre I valori positivi che ciascuno di noi sta difendendo in realtà ci dividono. Ancora, dobbiamo creare alleanze strategiche per rovesciare il presente ordine di cose, di cui il fondamento potrebbe essere descritto come diritti umani, anti-gerarchia e politicamente corretto – tutto quello che è la faccia della Bestia, l’Anti-Cristo o, in altri termini, il Kali-Yuga.

 

Dove si situa la spiritualità tradizionale nell’ agenda Euroasiatica?

Ci sono culture secolarizzate ma nel principio di tutte loro lo spirito della Tradizione rimane, religioso o altrimenti. Difendendo la molteplicità, la pluralità, e il policentrismo delle culture, stiamo facendo un richiamo ai principi delle loro essenze, che possiamo trovare solo nelle tradizioni spirituali. Ma noi cerchiamo di collegare questa attitudine alla necessità di giustizia sociale e alla libertà di differenti società nella speranza di regimi politici migliori. L’idea è di aderire allo spirito della Tradizione con il desiderio di giustizia sociale. E noi non vogliamo opporci ad essi, perché questa è la strategia principale del potere egemonico: dividere destra e sinistra, per dividere culture, gruppi etnici, Oriente ed Occidente, Musulmani e Cristiani. Invitiamo destra e sinistra ad unirsi, e a non opporsi a tradizionalismo e spiritualità, giustizia sociale e dinamismo sociale. Quindi noi non siamo a destra o a sinistra. Noi siamo contro la postmodernità liberale. La nostra idea è di unire tutti i fronti e non lasciare loro dividerci. Quando stiamo divisi, loro possono governarci tranquillamente. Se noi siamo uniti, il loro governo terminerà immediatamente. Quella è la nostro strategia globale. E quando noi cerchiamo di coniugare la tradizione spirituale con la giustizia sociale, c’è un immediato panico tra i liberali. Loro temono questo veramente tanto.

 

Quale tradizione spirituale dovrebbe adottare qualcuno che desideri partecipare alla lotta Euroasianista, ed è questa una componente necessaria?

Uno dovrebbe cercare di diventare una parte concreta della società in cui vive, e seguire la tradizione che là prevale. Per esempio, io sono russo ortodosso. Questa è la mia tradizione. Sotto differenti condizioni, comunque, alcuni individui potrebbero scegliere un diverso cammino spirituale. Ciò che importa è avere radici. Non c’è una risposta universale. Se qualcuno trascura questa base spirituale, ma è disponibile a prender parte alla nostra lotta, durante il combattimento può ben trovare qualche profondo significato spirituale. La nostra idea è che il nostro nemico è più profondo di un mero umano. Il male è più profondo dell’umanità, della cupidigia o dello sfruttamento. Quelli che combattono per conto del male sono coloro che non hanno fede spirituale. Quelli che si oppongono ad esso possono con esso scontrarsi. O, forse no. È una domanda aperta – non è obbligatoria. È opportuno ma non necessario.

 

Cosa pensa della nuova destra europea e di Julius Evola? E in particolare, della loro rispettiva opposizione al Cristianesimo?

Dipende dagli europei decidere che tipo di spiritualità vivificare. Per noi russi, è quella cristiana ortodossa. Crediamo che la nostra tradizione sia autentica. Vediamo la nostra tradizione come fosse una continuazione della precedente,pre cristiane tradizioni della Russia, come si riflette nella nostra venerazione dei santi e delle icone, sopra tutti gli altri aspetti. Inoltre, non c’è opposizione tra le nostre precedenti tradizioni e le successive. Evola si oppose alla tradizione cristiana dell’Occidente. Ciò che è interessante è la sua critica della desacralizzazione della cristianità occidentale.

Questo si inserisce bene con la critica ortodossa della cristianità occidentale. È facile vedere che la secolarizzazione della cristianità occidentale ci dà il liberalismo. La secolarizzazione della religione ortodossa ci dà il comunismo. È individualismo contro collettivismo. Per noi, il problema non è con la cristianità in sé, com’è nell’occidente. Evola fede un tentativo di ripristinare la Tradizione. La nuova destra prova anch’essa a ripristinare la tradizione occidentale, questo è molto buono. Ma essendo russo ortodosso, non posso decidere qual è il cammino giusto da intraprendere per l’Europa, giacché abbiamo un insieme diverso di valori. Non vogliamo dire agli europei cosa devono fare, nemmeno vogliamo che gli europei lo dicano a noi. Come Euroasianisti, accetteremo qualsiasi soluzione. Visto che Evola era europeo, lui poteva discutere e proporre la propria soluzione per l’Europa. Ognuno di noi può dare la sua personale opinione. Ma io ho trovato che noi abbiamo più cose in comune con la nuova destra piuttosto che con i cattolici. Io condivido molte delle stesse visioni di Alain de Benoist. Lo considero il principale intellettuale in Europa oggi. Questo non è il caso dei cattolici moderni. Loro vogliono convertire la Russia, e questo non è compatibile coi nostri piani. La nuova destra non vuole imporre il paganesimo europeo sopra gli altri. Considero Evola anche come un maestro e una figura simbolica della rivolta finale e del grande risorgimento, così come Guènon. Per me, questi due individui sono l’essenza della tradizione occidentale nell’epoca oscura.

 

 

In nostro precedenti conversazioni, lei ha detto che gli euroasianisti potrebbero lavorare con alcunig ruppi jihadisti. Comunque, loro tendono ad essere universalisti, e il loro obiettivo prefissato è l’imposizione del governo islamico su tutto il globo. Quali sono le prospettive di fare tale coalizione di lavoro?

Gli jihadisti sono universalisti, così come lo sono gli occidentali secolarizzati. Ma loro non sono identici, perché il progetto occidentale cerca di dominare tutti gli altri ed imporre la sua egemonia ovunque. Ci attacca direttamente ogni giorno tramite i media globali, la moda, impostando esempi per la gioventù, e così via. Siamo sommersi in questa egemonia culturale globale. L’universalismo salafita è una specie di alternativa marginale. Loro non dovrebbero essere pensati nella stessa maniero di quelli che cercano la globalizzazione. Anche loro combattono contro il nostro nemico. A noi non piace nessun universalista, ma ci sono universalisti che ci attaccano oggi e che vincono, e chi sono anche universalisti non conformisti che stanno combattendo contro l’egemonia dell’Occidente, i liberali universalisti, e dunque loro sono amici tattici nei tempi in essere. Prima che i loro progetti di uno stato islamico globale possa essere realizzato, noi avremmo molte battaglie e conflitti. E la dominazione liberale è un fatto. Invitiamo inoltre tutti a combattere parallelamente a noi contro questa egemonia, questo status quo. Preferisco discutere di ciò che è realtà oggi, piuttosto che di ciò che potrebbe esistere nel futuro. Tutti quelli che si oppongono al capitalismo liberale sono nostri amici in questo momento. Questa non è morale, è strategia. Carl Schmitt disse che la politica inizia con il distinguere gli amici dai nemici. Non ci sono amici eterni ed eterni nemici. Noi stiamo combattendo contro l’egemonia universale esistente. Tutti combattono contro di essa per il proprio particolare insieme di valori. Per amor di coerenza dovremmo prolungare, ampliare e creare una vasta alleanza. A me non piacciono i Salafiti. Sarebbe molto meglio schierarsi con I tradizionalisti sufi, per esempio. Ma preferisco lavorare con i salafiti contro il comune nemico piuttosto che perdere energie combattendo contro di loro mentre si ignora la minaccia più grande. Se tu parteggi per l’egemonia liberale globale, tu sei un nemico. Se la opponi, sei un amico. Il primo è disposto ad accettare questa egemonia; l’altro è in rivolta.

 

Alla luce dei recenti eventi in Libia, quali sono le tue idee su Gheddafi?

Il presidente Medvedev ha commesso un reale crimine contro Gheddafi e ha aiutato ad iniziare una catena di interventi nel mondo arabo. E’ stato un vero crimine da parte del nostro presidente. Le sue mani sono insanguinate. Lui è un collaboratore dell’Occidente. Il crimine di assassinare Gheddafi è stato in parte sua responsabilità. Noi euroasianisti difendemmo Gheddafi, non perché eravamo fans di Gheddafi o sui tifosi o del suo Libro Verde, ma per una questione di principi. Dietro l’insorgenza in Libia c’era l’egemonia occidentale, ed essa ha imposto un caos sanguinoso. Quando Gheddafi cadde, l’egemonia occidentale divenne più forte. È stata la nostra sconfitta. Ma non quella finale. Questa guerra ha molti episodi. Noi abbiamo perso la battaglia, ma non la guerra. E forse qualcosa di differente emergerà in Libia, perché la situazione è abbastanza instabile. Per esempio, la guerra irachena in realtà ha rafforzato l’influenza iraniana sulla regione, contrariamente ai disegni degli egemoni occidentali. Data la situazione in ad oggi, lo scenario si sta ripetendo. Comunque, la situazione, con Putin ritornato al potere, è molto migliorata. Almeno lui è consistente nel suo appoggio al Presidente al-Assad. Forse questo non sarà necessario a fermare un intervento occidentale in Siria. Suggerisco che la Russia assista i nostri alleati in maniera più efficace fornendo armi, finanziando eccetera. La caduta della Libia è stata una sconfitta per la Russia. La caduta della Siria sarà ancora un altro fallimento.

 

Qual è la sua opinione di Vladimir Putin e le sue relazioni con lui?

E’ stato molto meglio di Eltsin. Ha salvato la Russia da un completo crollo negli anni ’90. La Russia era sull’orlo del disastro. Prima di Putin, i liberali stile occidentale era nella posizione di dettare la politica in Russia. Putin ha restaurato la sovranità dello stato russo. Questa è la ragione per cui divenni suo sostenitore. Comunque, dopo il 2003, Putin ha bloccato le sue patriottiche, euroasianiste riforme, mettendo da parte lo sviluppo di una genuione strategia nazionale, e ha cominciato ad ospitare i liberisti che volevano la Russia parte del progetto di globalizzazione. Come risultato, cominciò a perdere legittimità, e così io divenni via via più critico verso di lui. In alcune circostanza ho lavorato con persone intorno a lui per supportarlo in alcune delle sue politiche, mentre mi opponevo a lui in altre. Quando Medvedev è stato scelto come suo erede, è stata una catastrofe, giacché le persone posizione intornio a lui erano tutte liberali. Io era contro Medvedev. Mi opposi a lui, in parte, da un punto di vista euroasiatico. Adesso Putin tornerà. Tutti i liberali sono contro di lui, come tutte le forze filo-occidentali. Ma lui non ha fatto ancora chiarezza sulla sua posizione riguardo a ciò. Comunque, è obbligato a vincere il sostegno dei russi nuovamente. È impossibile continuare diversamente. Lui è in una situazione critica, sebbene sembri non comprenderlo. Sta esitando nello scegliere la parte patriottica. Pensa di trovare sostegno da qualche liberale, il che è completamente falso. Ad oggi, non sono così critico verso di lui come lo sono stato prima, ma penso veramente che sia in una situazione critica. Se continua ad esitare, fallirà. Ho recentemente pubblicato un libro, Putin verso Putin, perché il suo più grande nemico è lui stesso. Perché lui sta esitando, sta perdendo via via più sostegno popolare. La popolazione russa è delusa da lui. Può essere una specie di leader autoritario senza un carisma autoritario. Ho cooperato con lui in alcuni casi, e mi sono opposto in altri. Sono in contatto con lui. Ma ci sono molte forze intorno a lui. I liberali e i patrioti russi vicini a lui non sono così brillanti, intellettualmente parlando. Inoltre, lui è obbligato a fare affidamento solo su se stesso e la sua intuizione. Ma l’intuizione non può essere l’unica risorsa di presa di decisione politica e strategia. Quando ritorna al potere, sarà spinto a tornare alle sue politiche anti-occidentali, perché la nostra società è anti occidentale per natura. La Russia ha una lunga tradizione di ribellione contro gli invasori stranieri, e di aiuto ad altri che resistono all’ingiustizia, e la gente russa vede il mondo tramite queste lenti. Loro non saranno soddisfatti da un governante che non governa tenendo fede a questa tradizione.