VERSO UNA GEOPOLITICA MULTIPOLARE (ANCORA SUL CONCETTO DI HEARTLAND DISTRIBUITO)

Oggi è necessario iniziare a discutere di un problema geopolitico che, a mio avviso, è centrale nella costruzione del mondo multipolare. Chi conosce la geopolitica, sa che una delle leggi o dei concetti principali di questa disciplina è la nozione di Heartland. Tutte le scuole classiche di geopolitica – segnatamente i modelli teorici di Mackinder, Spykman, Haushofer, Brzezinski, ecc. – riconoscono un profondo dualismo tra l’Heartland – il continente, la civiltà della Terra – e la civiltà del Mare, incarnata oggi dal mondo anglosassone, in primo luogo dagli Stati Uniti e dalla loro politica marittima. La civiltà del Mare, o talassocrazia, cerca costantemente di circondare l’Heartland – il continente, l’Eurasia – dal mare e controllarne i territori costieri. La potenza marittima si adopera cioè per impedire lo sviluppo dell’Heartland, conseguendo in tal modo il suo dominio su scala globale. Come ha affermato Mackinder, «chi controlla l’Europa orientale, controlla l’Heartland; chi controlla l’Heartland, controlla il mondo». Questa idea è stata successivamente ampliata da Spykman, che aggiunse alla definizione dell’Heartland la teoria del Rimland: «chi controlla il Rimland (la fascia costiera che va dall’Europa alla Cina e al Sud-Est asiatico), controlla l’Heartland; chi controlla Heartland, controlla il mondo».

La lotta per il controllo dell’Heartland – dall’esterno, dal lato della potenza talassica, o dall’interno, dal lato della potenza tellurica nell’Heartland medesimo – è la formula principale della storia geopolitica, l’essenza stessa di tale disciplina. La geopolitica è la battaglia per l’Heartland. Tutte le scuole di geopolitica sono fondate e si sviluppano a partire da questo modello.

Nel mondo bipolare della Guerra fredda, l’Heartland era rappresentato dal campo orientale, costituito essenzialmente dall’Unione Sovietica, mentre la potenza marittima era costituita dal campo occidentale (l’Europa occidentale, i paesi fedeli all’Occidente nel Medio Oriente, ecc.). L’Heartland, nelle vesti dell’URSS, perse questa guerra nei primi anni ’90, e ciò segnò l’inizio del momento unipolare. La sconfitta dell’Heartland nella Grande guerra dei continenti diede il via al momento unipolare, un’architettura unipolare in cui la civiltà del Mare raggiunse il dominio totale. Fukuyama proclamò così la “fine della storia”. La potenza marittima dominava l’Heartland dall’esterno, anche per mezzo delle Quinte colonne poste ai vertici dello stato russo, come avvenne precisamente negli anni ’90. L’Heartland fu assediato e paralizzato. Da quando Putin è salito al potere, la Russia si è rimessa in cammino lungo la via della piena sovranità, sebbene la NATO abbia continuato ad assediarla. Negli anni ’90, la battaglia per l’Heartland fu vinta dalla potenza marittima, e Heartland venne “rimosso dal sistema”. Iniziò così il momento unipolare: la vittoria globale della talassocrazia.

Oggi ci troviamo a discutere del mondo multipolare e di come la Russia, nonostante le terribili perdite subite, abbia conservato la sua sovranità, sia rientrata nella storia, si sia rimessa in sesto e sia riuscita a tirarsi fuori – anche se solo parzialmente – dal dominio della Quinta colonna posta al suo interno. Al contempo, l’egemonia unipolare della potenza marittima si è in qualche modo affievolita, in conseguenza ad alcune vittorie conseguite sulla scena internazionale dalla Russia. In ogni caso, è evidente che Fukuyama aveva annunciato prematuramente la fine della storia e la vittoria globale del liberalismo. Siamo stati effettivamente prossimi a questo, e possiamo dire di aver vissuto davvero nel mondo unipolare, ma questo mondo unipolare non poteva essere reso eterno, non poteva affermare se stesso, e dunque non è diventato altro che un momento, un episodio.

Nel momento in cui emerge la realtà del mondo multipolare, sorge al tempo stesso una contraddizione. Noi prendiamo in considerazione solo una potenza marittima e solo un Heartland, ma se parliamo di un mondo multipolare, la Russia non può essere l’unico Heartland. La Russia non può realizzare un mondo multipolare da sola. Il multipolarismo implica la presenza per lo meno di quattro o cinque poli principali nel mondo. La Russia potrebbe essere il centro di questo mondo multipolare o solo uno dei suoi poli. Ma essa non può rappresentare l’unico Heartland.

Nel corso di numerose discussioni, conferenze, discorsi, lezioni e articoli, sono arrivato alla conclusione che sia giunto il momento di introdurre il concetto di “Heartland distribuito” o diffuso. A tal fine, ritengo sia importante esaminare attentamente la geopolitica tedesca degli anni ’20 e ’30 del secolo scorso, che proclamava la Germania come Heartland europeo. Di nostro interesse non è tanto la Germania stessa, quanto la possibilità di considerare un ulteriore Heartland.

Chiaramente, esiste un Heartland russo, eurasiatico, ma esso non può affermarsi come potenza terrestre da solo. Di conseguenza, è necessario guardare attentamente all’Heartland o polo europeo: ad esempio, considerando l’alleanza francotedesca (l’asse Parigi-Berlino-Mosca). L’Europa continentale può essere considerata come un altro Heartland, che può (e dovrebbe) essere amichevole nei confronti dell’Heartland russo pur costituendo un fenomeno autonomo e indipendente.

Una questione completamente diversa è quella relativa all’Heartland cinese. La Cina, dopo tutto, è Rimland, si trova cioè in una zona costiera. Se riconosciamo alla Cina lo status di Heartland, stiamo riconoscendo la Cina come uno spazio strategico indipendente, sottolineandone al tempo stesso l’aspetto conservatore: la Cina come potenza di Terra. Ma se la Cina si dichiarasse Heartland contro la Russia, proprio come la Germania di Hitler si dichiarò Eurasia contro la Russia, sorgerebbe immediatamente un conflitto.

Tuttavia, se la Russia mantiene lo status di polo indipendente, allora questo “Heartland distribuito” acquista un significato completamente diverso. In questo caso, si possono prendere in considerazione diversi Heartland, in particolare un Heartland russo, che come mostrano tutte le mappe geopolitiche tradizionali costituisce il “perno geografico della storia”, e un Heartland europeo. Arriviamo altresì a prendere in considerazione un Heartland cinese, e questo significa che consideriamo la Cina come uno stato tradizionale, conservatore, indipendente e sovrano – come lo è oggi e lo diventerà ancora di più in futuro. È importante riconciliare l’Heartland cinese quantomeno con l’Heartland russo, e parzialmente anche con l’Heartland europeo Ma anche questo non è sufficiente per costruire un mondo multipolare. Dobbiamo necessariamente considerare un Heartland islamico (che copre gli spazi storici di almeno 3-4 imperi, che vanno dalla Turchia al Pakistan). Il concetto di Hartland distribuito può essere esteso anche all’India e proiettato in America Latina e in Africa.

Dovrebbe esservi anche un Heartland americano, come di seguito specificato. Siamo diventati troppo avvezzi a ritenere, ragionando nei termini della geopolitica classica, che il mondo americano e anglosassone non possa costituirsi che come potenza marittima. Ma in un mondo multipolare, l’America non sarà più in grado di svolgere questo ruolo: il suo raggio d’azione marittimo su scala globale verrà considerevolmente ridimensionato, modificando così la natura stessa dell’America. Di conseguenza, dovrebbe sorgere un Heartland americano, il quale però nel sistema multipolare non andrebbe visto esclusivamente in opposizione rispetto agli altri Heartland. Il voto per Trump ha delineato i contorni di questo Heartland americano.

Se iniziamo a concepire “Heartland” come un tipo di cultura diffuso, associato al rafforzamento dell’identità conservatrice, allora la tesi del «Make America Great Again» diventa quella dell’Heartland americano. America, smetti di essere una potenza marittima e sarai di nuovo grande. Come potenza marittima sei condannata ad essere infelice e miserabile, “Deplorable”, ma sarai “Great Again” quando diventerai un Heartland americano.

L’Heartland distribuito è l’imperativo di un nuovo modello geopolitico, della geopolitica multipolare. Ritengo che questo concetto meriti una riflessione molto seria e approfondita. A questa ineludibile questione andrebbero dedicate diverse conferenze e persino un intero volume. L’efficacia del concetto di Heartland distribuito è, a mio avviso, davvero considerevole, giacché la costruzione del mondo multipolare richiede oggi piani d’azione più chiari e puntuali.

Sono dell’opinione che la nozione di Heartland distribuito costituisca il nodo cruciale per lo sviluppo e la materializzazione della teoria del mondo multipolare.

Traduzione di Donato Mancuso