Il trattato di Westphalia

Tutti coloro che hanno studiato, nel modo più superficiale, le Relazioni Internazionali sappiano che l’ordine mondiale nel quale viviamo ancora si chiama “ordine Westfaliano”. Questa espressione è diventata comune, ma vale ancora la pena ricordare che cos’è esattamente il Trattato di Versailles, concluso il 24 ottobre 1648.
In quel giorno, a Münster e Osnabrück, venne concluso un accordo tra le principali potenze europee per porre fine alla Guerra dei trent’anni. Nella storia europea, la Guerra dei trent’anni è vista come il confine tra l’ordine medievale e l’inizio dei tempi moderni, fu l’ultima guerra combattuta all’insegna della religione (o così si dice). I paesi cattolici hanno combattuto contro i protestanti. La questione principale che si stava decidendo era: chi vincerà, la Riforma o la Controriforma?
Il modello della politica e dell’ideologia medievale in questa guerra fu rappresentato dalle potenze del Sud Europa, che combatterono sotto la bandiera del cattolicesimo e dell’impero austriaco. I paesi protestanti – principalmente l’Inghilterra e gli stati scandinavi, così come i sostenitori di Lutero in altre parti d’Europa – si opposero al governo dei papi e al governo dell’Impero. A causa del tradizionale odio degli Asburgo, una Francia formalmente cattolica, ma già profondamente modernizzata, combatté dalla parte dei protestanti.
La guerra ha portato via fino a un terzo della popolazione europea, e alcune zone hanno perso più del 70% della popolazione. Fu una guerra del mondo cruda, poiché colpì non solo il territorio della Vecchia Europa ma anche le colonie. Le forze in guerra erano quasi uguali e nessuna delle due parti, nonostante le enormi perdite, riuscì ad ottenere un vantaggio decisivo. Questo equilibrio è stato fissato dalla pace di Westfalia, che ha riconosciuto i diritti di entrambe le parti in guerra. Anche se il Sud cattolico riuscì a difendere la sua posizione di fronte all’offensiva protestante, e l’Impero asburgico mantenne se stesso integro e con la sua influenza, anche se in forma ridotta, fu il Nord protestante a raggiungere il suo obiettivo. Inizialmente i paesi protestanti insistevano sul fatto che nella politica europea non ci doveva essere alcuna istanza al di sopra della sovranità nazionale, né il potere della Chiesa romana, né quello dell’Impero austriaco. Fu allora che il principio dello Stato-Nazione e della sovranità nazionale venne finalmente riconosciuto da tutti.
Anche se il cattolicesimo e l’Impero sopravvissero, furono riconosciuti non come istituzioni sovranazionali, ma come Stati europei separati insieme a tutti gli altri. L’impero venne ridotto al livello di uno degli stati europei, e lo status del Papa venne conservato esclusivamente nella zona dei paesi cattolici e quindi come autorità puramente religiosa; anche se i protestanti (e i francesi che si sono uniti a loro, che sono stati per molti versi gli iniziatori) non hanno sconfitto completamente gli avversari, sono riusciti a imporre la loro idea di politica normativa a tutta l’Europa. È questo ordine che si chiama westfaliano: si fonda sul principio della sovranità nazionale, al di sopra del quale non si riconoscono autorità, né religiose né imperiali. D’ora in poi, le questioni della religione, della struttura politica e dell’ordine sociale divennero di competenza di ogni Stato nazionale, e nessuno poteva influenzarle in nome di una struttura sovranazionale.
 
La pace di Westfalia coincise con l’ascesa della borghesia, che allora combatteva aspre battaglie contro l’ordine medievale, in cui la società era governata dai possedimenti dei sacerdoti e dall’aristocrazia militare. La borghesia europea, nella persona dei papi, attaccò il sacerdozio, e nella persona dell’Impero austriaco la casta dell’aristocrazia militare. Sì, questa non era ancora una vera democrazia borghese, poiché tutti i paesi protestanti rimanevano monarchi, ma si trattava di monarchie di un nuovo tipo, una specie di monarchie borghesi.
Sebbene il cattolicesimo romano e gli Asburgo cercassero di preservare il vecchio ordine europeo sui loro territori, furono costretti ad accettare le regole westfaliane del gioco: lo Stato nazionale divenne normativo, il quale, nella sua ideologia, aveva già contribuito alla crescita della borghesia e all’abbandono del Medioevo. Non solo nei paesi protestanti, ma anche in quelli cattolici. È significativo che nella stessa Inghilterra, un anno dopo la pace di Westfalia, durante la guerra civile, iniziata ancora prima, re Carlo I sia stato giustiziato. La Francia seguirà la stessa strada del regicidio e della presa del potere da parte dei rappresentanti dell’oligarchia borghese nel XVIII secolo. I paesi cattolici aderirono al vecchio ordine più di altri, e la borghesia vi riuscì finalmente solo nel XX secolo.
La pace di Westfalia segna così la vittoria storica della borghesia laica nell’ordine cristiano-imperiale di classe. Fu allora che il nazionalismo emerse come l’arma più importante della borghesia europea nella lotta contro il sacro ordine medievale. La pace di Westfalia ha di fatto gettato le basi per gli stati-nazione. In seguito, la borghesia cominciò a sentirsi oppressa dal nazionalismo e, allo stesso tempo, ad abbandonare gli Stati-nazione – ne è un esempio la moderna Unione Europea. Così a poco a poco la pace della Westfalia cominciò ad essere smantellata dalle stesse forze che la costruirono… ma questa è già la pagina successiva nella storia delle ideologie politiche e delle relazioni internazionali. Rispetto al globalismo moderno, lo Stato nazionale non è andato da nessuna parte, ma già nelle sue origini è qualcosa di dubbia efficacia e antitradizionale, poiché borghese. Altrettanto dubbio e irto di contraddizioni irrisolvibili è il nazionalismo, che va superato.
Non una nazione, ma un Impero. Non la pace borghese della Westfalia, ma l’ordine sacro di un grande spazio.
Traduzione a cura di Lorenzo Maria Pacini
Foto: Idee&Azione
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