La guerra civile occidentale nel mondo multipolare

Agli occhi del geopolitico, l’Occidente sembra essere uno. Questa è solo la superficie apparente della realtà. C’è un allineamento dei leader europei con la politica estera degli Stati Uniti, ma l’Occidente non esiste come un’unica civiltà.

L’integrazione dell’Europa nel “grande spazio” (grossraum) degli Stati Uniti è la conseguenza ultima di profonde trasformazioni avvenute a partire dal XVI secolo: la riforma protestante, l’indebolimento della Chiesa cattolica romana, la secolarizzazione, la trasformazione dell’Inghilterra calvinista in un hêgemôn planetario e le due guerre mondiali che hanno posto l’Europa occidentale sotto la tutela di Washington.

Tuttavia, l’anglosfera ha sempre mantenuto la separazione dall’Europa continentale. Gli Stati Uniti, non essendo un impero in senso tradizionale, non vedono il Vecchio Continente come un’estensione della propria nazione. Né i Paesi europei sono vassalli in senso classico. L’America è un hêgemôn diseguale, a differenza dell’Impero romano, che considerava i popoli come uguali. Gli Stati Uniti non si comportano come un impero nei confronti dei suoi vassalli, in un rapporto di reciproco beneficio. Divorano i loro schiavi europei come Crono mangia i suoi figli, per paura che uno di loro lo soppianti o almeno si emancipi. Washington preferisce sacrificare i Paesi europei, bruciare le proprie navi, piuttosto che vederli avvicinarsi alla Russia, anche se ciò significa indebolirsi.

L’Occidente non è quindi “collettivo”. Al di là delle differenze antropologiche e culturali, da diversi decenni è attraversato da una grave frattura, che si è trasformata in una guerra civile. L’ultraliberismo angloamericano e giudaico-protestante ha distrutto il tessuto industriale delle società occidentali e le ha fratturate geograficamente, culturalmente, economicamente e sociologicamente. La borghesia delle grandi città, su cui si basano le classi dominanti, si è separata dalle classi lavoratrici della periferia.

Ma la lotta va ben oltre quella tra classi. Contrappone l’alta finanza all’economia reale, la speculazione alla produzione, la finzione al reale. È una guerra esistenziale che, man mano che si intensifica, unisce al nucleo duro della classe operaia le classi medie minacciate di estinzione.

Il capitalismo produttivista non è più, ha cambiato natura. Ora è sacrificale, consuma le società e i popoli occidentali. È una vera e propria guerra di sterminio quella che i fautori di questo neocapitalismo stanno conducendo in un Occidente gravemente colpito dall’ateismo, terreno di coltura del nichilismo. Tuttavia, il suicidio non è collettivo. Il numero crescente di movimenti di rivolta dimostra che l’istinto di sopravvivenza e di autoconservazione dei popoli occidentali non è scomparso.

Pertanto, l’oligarchia e la casta dominante occidentali stanno conducendo una doppia guerra: contro i propri popoli in rivolta e contro la Russia. È più di una guerra civile globale, è un pan-polemos. È una guerra interstatale, intrastatale, socio-economica, biologica, religiosa, esistenziale. È una guerra contro la vita, una guerra contro la creazione, una guerra contro la legge naturale.

La guerra civile globale e il pan-polemos sono stati diffusi dagli Stati Uniti, che hanno instaurato uno stato di eccezione permanente in Occidente e violano sistematicamente il diritto internazionale.

In questo contesto anomico, la violazione della legge naturale è diventata la regola. L’autorizzazione al matrimonio omosessuale, all’incesto, al cambio di sesso di adulti e bambini, fa dell’Occidente la patria dell’antinomismo, per parlare in termini teologico-giuridici. Si tratta di un movimento entropico, il cui epicentro è l’anglosfera giudaico-protestante, che distrugge tutte le società in cui si impone la sua egemonia.

Le rivolte popolari in Occidente e il contrattacco russo in Ucraina contro la NATO devono quindi essere interpretati come reazioni negentropiche a forze entropiche. Nomos (legge) contro antinomia, ordine contro caos nichilista.

La Russia sta combattendo, come i popoli occidentali, per la propria esistenza, per respingere il male ed espellerlo dal proprio corpo. Sta combattendo una guerra esterna, con le armi, e una lotta interna, spirituale. Più la guerra esterna si intensifica, più la Russia si radicalizza, in senso latino; cerca di estirpare i virus tenaci del progressismo.

In questa guerra civile globale, in questo pan-polemos, i popoli europei e la Russia sono alleati oggettivi contro coloro che si sono designati come il loro nemico comune.

L’avvento del multipolarismo non può essere ridotto a una nuova divisione del mondo e alla fine dell’egemonia globale statunitense. La guerra Russia/NATO in Ucraina non è esclusivamente materiale e le rivolte popolari in Occidente non si limitano a una lotta socio-economica.

La coincidenza storica di questi diversi fenomeni non è casuale. L’identificazione del nemico a cui resistono i popoli europei, russi, africani e cinesi deve farci riflettere sulla natura di questa lotta globale. Il progetto politico totalitario del nemico, i suoi metodi e la sua caratteristica nichilista, pongono il panpolemos che ci viene imposto su un terreno escatologico.

I leader americani, credenti o atei, vedono gli Stati Uniti come una nazione messianica le cui politiche sono sempre giustificate in senso religioso, anche se portano il mondo all’Armageddon. Il pericolo, in un futuro non troppo lontano, è il confronto diretto delle potenze nucleari sul territorio europeo, contro la volontà dei popoli bloccati nelle strutture sovranazionali statunitensi. In questa fase, gli europei non hanno ancora trovato i loro campioni, i loro veri rappresentanti in grado di prendere le redini degli Stati che hanno perso la loro sovranità politica.

La speranza risiede nella rapida delegittimazione dei leader europei con l’accelerazione della storia. In questo contesto, la Russia gioca un ruolo importante. La guerra di logoramento che sta vincendo contro la NATO potrebbe alla fine precipitare la caduta di diversi governi europei. Facendo così precipitare la guerra civile occidentale fino alla sua conclusione.

È quindi necessario che la Russia non si tagli completamente fuori dall’Europa e che costruisca ponti con la società civile, dove si trovano le vere élite e da cui emergeranno i futuri leader. Il multipolarismo deve essere costruito con la gente e, se necessario, al di là dei poteri politici.

Traduzione a cura di Lorenzo Maria Pacini