La nostra guerra inizia nelle nostre menti e nei nostri cuori

Christos voskrese! Cristo è risorto!

Cari amici, colleghi, fratelli e compagni

a tutti voi la mia più sincera gratitudine per questo evento. Come membro di Nuova Resistenza/Brasile, sono immensamente grato al professor Aleksandr Dugin e alla sua équipe, al Movimento russofilo internazionale e agli amici cinesi del Forum dei pensatori per aver reso questo evento un vero pilastro della costruzione del mondo multipolare.

Credo che questa conferenza sia esattamente il modello che vogliamo per un nuovo mondo. Spesso si pensa che il multipolarismo sia sinonimo di isolazionismo e di minore integrazione tra le nazioni. Ma queste deviazioni non hanno nulla a che fare con il multipolarismo.

Negli ultimi decenni siamo stati portati a credere che la globalizzazione liberale sia il più grande progresso nella storia dell’umanità, che integra popoli, culture e civiltà in un mondo di maggiore rispetto reciproco tra le persone e di maggiore tolleranza delle differenze. Ma ora sappiamo che si tratta di una menzogna.

La globalizzazione è un concetto falso. Non è mai esistita in termini accademici. La “globalizzazione” non è altro che “occidentalizzazione”. E se usiamo la parola “globalizzazione” è proprio perché l’Occidente è diventato in qualche modo “globale”.

Con la fine della Guerra Fredda e la vittoria degli Stati Uniti, abbiamo perso completamente la percezione geografica e ideologica nella nostra mente. Il liberalismo è diventato la natura stessa. E l’Occidente è diventato il globo stesso. Ciò che era ideologico è diventato normale e naturale. Quella che una volta era la moderna civiltà occidentale è diventata la civiltà mondiale stessa.

Ma non ci è voluto molto per ricordare le parole di Proudhon e Carl Schmitt: chi invoca l’umanità vuole imbrogliare. Negli anni successivi alla vittoria dell’Occidente capitalista, iniziarono in tutto il mondo guerre di aggressione e invasioni di ogni tipo. Le guerre furono combattute in nome di quella che chiamavano “umanità” e noi popoli non occidentali ci rendemmo presto conto di non essere veramente membri di questa “civiltà mondiale”, di questa “umanità”. Abbiamo capito che la globalizzazione non era un processo pacifico, ma un processo violento di dominazione forzata di tutti i popoli, sancito da guerre e terrore.

E fu allora che capimmo di essere soli. Che le potenze occidentali non sarebbero venute in nostro soccorso e non ci avrebbero salvato dalla miseria e dal caos a cui esse stesse ci avevano sottoposto. È stato anche in quel momento che abbiamo capito che, per superare questa situazione, dovevamo unirci, cooperare tra di noi e riscrivere la storia delle nazioni.

Questa consapevolezza che noi non occidentali avevamo solo per noi stessi ci ha fatto gradualmente riconoscere che tutto ciò che ci era stato insegnato era sbagliato. Ci ha fatto capire che non vivevamo in una civiltà globale senza confini, ma in un certo spazio fisico e geografico, pieno di simboli, lingua, cultura e religione propri.

Ci ha fatto riconoscere che non eravamo estranei a un’unione mondiale chiamata “umanità”, ma che eravamo la vera umanità, nel senso pieno del termine: l’armonia qualitativa di tutti i popoli. Solo allora abbiamo potuto iniziare la nostra marcia verso la libertà.

Questa marcia è soprattutto mentale e spirituale. La nostra guerra inizia nelle nostre menti e nei nostri cuori. È lì che dobbiamo liberarci dalle grandi catene occidentali. Finché non lo faremo, non potremo affrontare adeguatamente le battaglie fisiche. Finché saremo colonizzati nelle nostre menti e nei nostri spiriti, rimarremo ostaggi dei nostri oppressori, indipendentemente dalla sovranità formale dei nostri Paesi.

Vedo quindi questo evento come il risultato della coscienza umana che stiamo sviluppando. Il risultato del grande risveglio che ci fa capire che in realtà siamo noi, non loro, l’umanità.

Questo è esattamente ciò che intendo per multipolarismo. Il risveglio dell’umanità. La consapevolezza che siamo insieme in una guerra contro coloro che vogliono soggiogarci, colonizzarci e annientarci. Per questo dobbiamo sempre stare insieme, uniti, integrati e scambiarci prospettive e conoscenze. Abbiamo molto da imparare e da guadagnare gli uni dagli altri. Questa conferenza ne è la prova.

Sappiamo che le idee non bastano e che c’è anche una guerra fisica. Sappiamo che in questo momento i nostri eroi stanno sacrificando le loro vite sul campo di battaglia per combattere per il multipolarismo, e noi onoriamo soprattutto il loro necessario lavoro, ma dobbiamo anche ricordare che questa è una guerra mentale e spirituale e che i nostri filosofi e santi sono il nemico numero uno dei globalisti.

Vi ringrazio tutti.

Traduzione a cura di Lorenzo Maria Pacini