Eurasia

Principi fondamentali della politica eurasiatista

Principi fondamentali della politica eurasiatista

02.04.2022 - Nella Russia attuale esistono tre modelli basilari, reciprocamente in conflitto, di strategia per lo stato, sia per quanto riguarda la politica estera che quella interna. Questi tre modelli costituiscono il moderno sistema di coordinate politiche in cui si risolvono ogni decisione politica del governo russo, ogni passo internazionale, ogni serio problema sociale, economico o giuridico.

Kazakistan sempre più lontano da Mosca e più vicino ai problemi

Kazakistan sempre più lontano da Mosca e più vicino ai problemi

10.01..2022 - Vi propongo il giudizio del filosofo Dugin sulla situazione attuale in Kazakistan. Come vedete, propongo spesso articoli scritti al di là della cortina di ferro di nuova costruzione. Si tratta per me solo di scegliere tra globalismo e del profitto finanziario incondizionato ed un modo di ragionare che rifiuta il globalismo, l’unipolarità e lo schiavismo delle corporazioni mondiali. Non è in gioco un sistema politico più o meno buono ma il futuro che ci aspetta a livello spirituale.

INTRODUZIONE A NOOMACHÌA. LEZIONE 6. LA CIVILTÀ EUROPEA

L’antica Roma era in origine puramente apollinea. Tuttavia, conquistando la Grecia e lo spazio mediterraneo, essa conquistò il mondo ellenistico aprendosi alle sue influenze culturali, e ciò determinò un mutamento nella sua stessa struttura, un mutamento iniziato nella tarda Repubblica e che si andò consolidando con l’avvento della forma imperiale – il mitraismo insieme a molti altri aspetti dell’impero romano vennero mutuati proprio da queste fonti ellenistiche. La Roma puramente apollinea cedette il passo alla Roma ellenistica, ed è a questa cultura che in effetti facciamo comunemente riferimento quando discutiamo della tradizione romana.

Successivamente, il fenomeno ellenistico nella sua versione romana – potremmo definirlo ellenismo greco-iranico-romano – si espanse di pari passo con l’espansione dell’impero romano. Tutte le conquiste romane – nei Balcani, in Europa nordoccidentale, ecc. – nella loro dimensione culturale rappresentarono conquiste ellenistiche. Le legioni romane portarono l’ellenismo ovunque esse giunsero. Potremmo dire che culturalmente l’impero romano fu un impero ellenistico.

LE NOSTRE ORIGINI SONO EURASIATICHE

Oltre alle Baccanti, sciamane al seguito del dio della trance, Dioniso, e alle  esperienze estatiche eleusine, per altro gestite istituzionalmente dalle famiglie sacerdotali degli Eumolpidi e dei Codridi, che presentano vistosi tratti in comune con le esperienze degli sciamani, esistono figure che si possono definire “sciamani” in senso stretto: il mitico Abaris iperboreo, che non mangiava mai, prevedeva il futuro e scacciava le malattie; Aristea, capace di sprofondare in lunghi  sonni, nel corso dei quali abbandonava il corpo fisico e si materializzava altrove; o ancora a Epimenide che a Creta, nella grotta sul monte Ida nella quale era nato Zeus stesso, incubò nell’estasi una sapienza “entusiastica” (vale a dire “pervasa dal dio”) e iniziatica; ma anche Hermotimo, Zalmoxis, Pitagora, Anacarsi possono venire annoverati, per certi tratti,  in questa schiera; e elementi sciamanici si trovano nelle catarsi dei Coribanti, nei Misteri di Samotracia, nell’oracolarità apollinea delle Sibille. Esiste uno sciamanesimo greco, a cui dedicherò un volume che Feltrinelli pubblicherà nel 2021-21, ed è bene prenderne atto, perché tutto ciò ha implicazioni profonde nella nostra formazione culturale e spirituale.

INTRODUZIONE A NOOMACHÌA. LEZIONE 3. IL LOGOS DELLA CIVILTÀ INDOEUROPEA

L’individuazione della patria originaria costituisce un punto centrale nello studio della civiltà indoeuropea. Un secondo punto fondamentale da tener presente è che le prime culture indoeuropee erano nomadi, quindi strettamente legate alla pastorizia. Le prime tribù turaniche erano cioè costituite sostanzialmente da pastori nomadi. A tal proposito, consiglio la lettura delle opere di Marija Gimbutas, archeologa e linguista lituana, la quale ha illustrato brillantemente l’espansione indoeuropea. Secondo Marija Gimbutas, così come per numerosi scienziati e archeologhi russi, l’origine delle tribù indoeuropee va collocata da qualche parte a sud degli Urali, presso la città di Čeljabinsk, dove è stato recentemente scoperto un antichissimo insediamento turanico delle tribù indoeuropee nomadidal nome Arkaim.

EURASIA E ANTIGLOBALISMO, IL PENSIERO DI DUGIN IN CINQUE PUNTI

Dugin gira l’Italia e scatena dibattiti ferocissimi. Il filosofo russo divide e i suoi detrattori, che hanno chiesto e talora ottenuto (come a Messina) che non parlasse in pubblico, lo hanno bollato addirittura come nazista o, almeno, eminenza grigia o quantomeno consiglioridi Putin e del pensiero russo che vorrebbe imporsi al di là dei confini della nazione.

Aleksandr Dugin ha teorizzato la cosiddetta “quarta teoria politica” che ha l’ambizione di superare i sistemi liberali, fascisti e comunisti. In un’interessante intervista rilasciata a Francesco Palmieri per l’Agi, Dugin ha espresso il suo pensiero e la sua posizione sui casi politici e geopolitici che fanno dibattere il mondo.

Focus. Dugin tra Guenon e Putin al tempo della Russia schierata contro il pensiero unico

“Oggi l’Europa occidentale sta nella trappola della modernità e della postmodernità, il progetto della modernizzazione liberale va verso la liberazione dell’individuo da tutti i vincoli con la società, con la tradizione spirituale, con la famiglia, con l’umanesimo stesso. Questo liberalismo libera l’individuo da ogni vincolo. Lo libera anche dal suo gender e un giorno anche dalla sua natura umana. Il senso della politica oggi è questo progetto di liberazione. I dirigenti europei non possono arrestare questo processo ma possono solamente continuare: più immigrati, più femminismo, più società aperta, più gender, questa è la linea che non si discute per le élite europee. E non possono cambiare il corso ma più passa il tempo e più la gente si trova in disaccordo. La risposta è la reazione che cresce in Europa e che le élite vogliono fermare, demonizzandola. La realtà non corrisponde più al loro progetto. Le élite europee sono ideologicamente orientate verso il liberalismo ideologico”.

L'UCRAINA TRA RADICI RUSSE E INFLUSSI POLACCO-OCCIDENTALI

 I futuri ucraini e bielorussi sarebbero invece perlopiù divenuti servi della gleba della nobiltà polacca. Questi popoli contadini non svilupparono una cultura scritta di alto livello sino all'Ottocento. Una volta reintegrati i territori ucraini nella compagine statale russa, l'identità originaria venne ripristinata. Questa, perlomeno, la visione russa, talvolta in contrasto con una percezione nazionalista ucraina. Quest'ultima identità è tuttavia molto recente – si sviluppa nel corso dell'Ottocento – e risponde ad esigenze di decentramento locale e pluralismo che, dopo alcune indubbiamente gravi repressioni, vennero riconosciute dall'URSS, in nome di una ideologia federalista. La struttura statale dell'Ucraina sorge così solo nel 1922, quale Repubblica socialista. Essa non comprendeva la Crimea, che rimase parte della Russia fino al 1954, con la donazione simbolica da parte di Chruščëv. 

L'Ucraina aveva inoltre paradossalmente una maggioranza linguistica russa.Anche la questione etnica è complessa. Aldo Ferarri ha rilevato come non sia semplice operare distinzioni all'interno dei tre gruppi che costituiscono gli slavi orientali, così simili sotto un profilo genetico, linguistico – l'ucraino e il russo sono simili, molti ucraini parlano addirittura meglio russo ed è anche sorto un dialetto che mischia le due lingue – e religioso – ucraini e russi sono entrambi ortodossi (anche se nell'occidente dell'Ucraina è presenta la Chiesa uniate, ovvero una Chiesa dell'Oriente europeo tornata in comunione con la Santa Sede). Numerosissimi, poi, i matrimoni misti, che rendono la distinzione fra russi e ucraini non più semplice di quella fra emiliani e romagnoli – secondo un paragone dello stesso Ferrari.

Igor Strelkov, il nome del Mito russo

Dobbiamo capire che il ruolo di Igor Strelkov è fondamentale. Questo è un modello di idealista russo, conservatore, un vero patriota che ha distrutto l’abisso tra i principi e le azioni; questo abisso è il flagello paralizzante del nostro patriottismo. Quando i russi realizzano nel profondo che i loro valori vengono ridicolizzati, i loro interessi venduti, o che il loro governo è posto sotto il controllo non del migliore, ma del più ignobile, ebbene, loro cosa fanno? Si struggono, belano, incolpano le élites intellettuali (un esempio, Augustin Cochin), o bevono, naturalmente, e formano piccoli movimenti che il Sistema velocemente toglie di mezzo. I più appassionati si lanciano in lotte, aggressioni, accompagnate da un’insensata violenza e sacrificio. Alcuni vengono corrotti per scopi tecnici dell’opposizione, altri sono controllati dalla polizia e dai servizi segreti. Un circolo vizioso. Nessuno riesce a focalizzare l’attenzione sul vero nemico, nessuno specifica i propri propositi, nessuno va fino in fondo alla faccenda, fermamente e a testa alta. Dopotutto, sono ragazzi giovani a sacrificarsi, nazionalisti russi, nazional-bolscevichi, o “Partigiani dell’Estremo Oriente”, che muoiono negli scontri o finiscono in prigione in modo insensato. Cose che non coinvolgono nessuno. I russi continuano i loro sogni di tutti i giorni. Altri sprecano decenni su questioni senza senso per farsi notare. Una visione patetica.

La sfida eurasiatica della Russia

In questi tempi assistiamo ad una contrapposizione tra l’Eurasia e l’Occidente, non tra Eurasia e Europa (se si esclude quella americanizzata o post-moderna), in quanto secondo Dughin: “L’Occidente non è Europa, l’Occidente è il concetto dell’individualismo assoluto che ha trovato la sua manifestazione più completa nella società americana. L’Europa colonizzata culturalmente, geopoliticamente, strategicamente dagli Stati Uniti, ha perso la sua identità le sue radici”. L’Eurasia si presenta oggi, quindi, come una proposta di civilizzazione alternativa a quella occidentale contemporanea americano-centrica. È un concetto che ripropone il “vecchio mondo” in contrapposizione al “nuovo mondo”, ad una modernità assolutizzata e senza radici si contrappone una modernità con le sue radici, quella del vecchio mondo russo e europeo.

Intervista ad Aleksander Dugin

“Dopo la presa di Slaviansk da parte degli ucraini, la guerra tra Russia e Ucraina è inevitabile. E Vladimir Putin si trova nella fase più critica di tutta la sua storia politica. A seconda di come agirà, ne andrà di mezzo il suo futuro e soprattutto il futuro della Russia e, lasciatemelo ribadire, anche di voi europei”.

Parla in maniera pacata e riflessiva, Aleksandr Dugin, ma le sue parole sono pietre. Anzi, proiettili. Il professore dell’Università di Mosca, politologo e scrittore molto influente nei circoli culturali vicini al potere russo, ha trascorso qualche giorno tra Milano e il Trentino, ospite di due convegni organizzati dall’Associazione culturale Lombardia Russia e dal think tank “Il Nodo di Gordio” e all’alba di sabato scorso è stato svegliato da una telefonata proveniente da suoi amici di Donetsk.“Slaviansk è caduta, si tratta di una notizia terribile, una vera catastrofe, soprattutto dal punto di vista simbolico e psicologico”, ci ha detto, mentre la luce del sole alpino illuminava la sala del convegno.

«Ucraina, la guerra è inevitabile»

Perché lei è convinto che l'attuale ordine mondiale (o disordine, se preferisce) è destinato a finire? «Perché la geopolitica è una scienza esatta. Ciò che inizia, ha una fine. Siamo entrati nella fase terminale dell'attuale scenario e quello che verrà dopo sarà inevitabilmente uno scenario multipolare: non ci sarà solo più una superpotenza egemone o che vuole esserlo a tutti i costi, ma più potenze mondiali che avranno influenza su differenti aree geografiche del globo. Come ha detto anni fa il filosofo francese Alain De Benoist, io non credo alla fine del mondo, ma sono certo che siamo alla fine di "questo" mondo».

La guerra alla Russia nella sua dimensione ideologica

La guerra contro la Russia è per ora la questione più discussa in Occidente.
E’ ancora una suggestione e una possibilità. Può trasformarsi in realtà a seconda delle decisioni adottate da tutte le parti coinvolte nel conflitto ucraino – Mosca, Washington, Kiev, Bruxelles.
Non voglio discutere qui di tutti gli aspetti e della storia di questo conflitto. Propongo invece l’analisi delle sue radici ideologiche profonde. La mia visione degli eventi principali si basa sulla Quarta Teoria Politica,  i cui principi ho descritto nel mio libro pubblicato con lo stesso nome, apparso in inglese per la casa editrice Arktos qualche anno fa.
Quindi non ho intenzione di studiare la guerra dell’Occidente con la Russia valutando i suoi rischi, i pericoli, i problemi, i costi e le conseguenze, ma di concentrarmi sul suo significato ideologico su scala globale.  Sto pensando al senso di questa guerra e non della guerra stessa (reale o virtuale).

LE PREMESSE SPIRITUALI DELLA CULTURA EURASISTA

La definizione del lato spirituale della cultura Eurasista si imbatte in questa difficoltà, che lo «spirituale», in quanto prodotto dell’energia e della forza, si trova sempre in divenire e in movimento. Per cui il contenuto spirituale della cultura non può in alcun modo esprimersi con l’aiuto di sole definizioni statiche. Al contenuto di questa immancabilmente ineriscono mobilità e dinamismo. Il lato spirituale della cultura Eurasista non è mai pura «datità» [dannost'] – essa è sempre al tempo stesso eterna intenzione [zadannost’] , compito e fine. L’uomo Eurasiatico non soltanto esiste, ma si crea nel processo dello sviluppo culturale. Il processo della creatività culturale non è mai pacifico, indolore e lineare. La cultura patisce le stesse malattie di crescita dell’organismo fisico. Il momento negativo della storia, di cui parlò Hegel, sempre si dà a conoscere anche nello sviluppo culturale. Le sue reali manifestazioni sono le rivoluzioni ed i «balzi» culturali, inseparabili dalla storia delle società umane tanto quanto dalla storia del mondo fisico e animale. 

Alexander Dugin e l’Unione Eurasiatica nel mondo multipolare

l professore ha ripercorso a voce alta le tappe fondamentali del pensiero euroasiatista.  Una corrente concettuale che si sviluppa a partire dagli anni Venti nella Russia Bianca, e che riprende vita negli anni Novanta proprio con il prof. Dugin con la ferma intenzione di reintegrare lo spazio post-sovietico. L’impegno profuso in questo progetto da tre presidenti dello spessore di Nazarbaev (Kazakhstan), Lukasenko (Bielorussia) e Putin (Russia) inizia finalmente a prendere forma e spessore.  La volontà di lanciare una terza (o quarta) via, avversa tanto al liberismo quanto al marxismo, nemica di quell’universalismo dei valori occidentali i cui effetti sono sotto gli occhi di tutti, ha portato il movimento eurasiatista a impegnarsi nella cooperazione di civiltà differenti. La filosofia eurasiatista insiste sull’esigenza di una pluralità delle culture e delle civilizzazioni che vada  a configurare una strategia fortemente anti-imperialista.

 

Henry Corbin: l'Eurasia come concetto spirituale

“Sottolineare e ribadire le connessioni, le linee di forza che sottendono la trama del concetto spirituale di Eurasia, dall’Irlanda al Giappone”: a questa preoccupazione di P. Masson Oursel, che ispira un programma abbozzato nel 1923 con la Philosophie comparée e proseguito nel 1948 con La Philosophie en Orient, Henry Corbin (1903-1978) attribuisce un “particolare valore”. Trascendendo il livello delle determinazioni geografiche e storiche, il concetto di Eurasia viene a costituire la "metafora dell'unità spirituale e culturale da ricomporre al termine dell'età cristiana ed in vista dell'oltrepassamento degli esiti di questa" Tali sono, quanto meno, le conclusioni di uno studioso che nell'opera corbiniana ha evidenziato le indicazioni idonee a fondare "quella grande operazione di ermeneutica spirituale comparata, ch'è la Cerca d'una filosofia - anzi: d'una sapienza - eurasiatica". In altri termini, la stessa categoria geofisica di "Eurasia" altro non sarebbe che la proiezione di una realtà geosofica connessa all'Unità originaria, poiché "l'Eurasia è, nella percezione interiore, nel paesaggio dell'anima o di Xvarnah ("Luce di Gloria", nel lessico mazdaico), la Cognitio Angelorum, l'operazione autologica dell'Anthropos Téleios; o anche, infine, l'unità fra Lumen Naturae e Lumen Gloriae. Di qui la possibilità d'accostare l'Eurasia interiore alla conoscenza immaginale della Terra come Angelo".

ULISSE, ALESSANDRO E L'EURASIA

Qualche tempo fa rileggevo il canto XXVI dell'Inferno di Dante (il celebre canto di Ulisse).  Come probabilmente ricorderete, a un certo punto l'Ulisse dantesco rievoca il discorso con cui egli esortò i suoi compagni di navigazione a varcare le Colonne d'Ercole:  "O frati, dissi, che per cento milia - perigli siete giunti all'occidente (...)".  
Sforzandomi di intravedere qualcosa di quel senso allegorico che, per espressa dichiarazione di Dante, si trova celato dietro il senso letterale, ho azzardato questa congettura:  l'Occidente evocato da Ulisse nell'"orazion picciola" probabilmente non si esaurisce nell'accezione spaziale e geografica della parola "Occidente", che designa il luogo del "Sole che muore" (Sol occidens), il luogo  in cui termina il cosmo umano e inizia il "mondo sanza gente", il regno della tenebra e della morte.  
E' invece probabile che l'Occidente dantesco, data la polivalenza del simbolo, indichi anche una fase temporale, cosicché un senso ulteriore del discorso di Ulisse sarebbe che i suoi compagni, in quanto "vecchi e tardi", sono giunti "a l'occidente" della loro vita, cioè in prossimità della morte.  
E siccome essi rappresentano l'umanità europea, come non intendere, simultaneamente, che l'Europa doveva arrivare  -  e vi sarebbe effettivamente arrivata proprio all'epoca di Dante, agli inizi del Trecento  -  in prossimità di quella fase storico-culturale che, secondo quanto ha detto René Guénon, "ha rappresentato in realtà la morte di molte cose"?

L’INCONSCIO DELL’ EURASIA

Senza dubbio i pensatori russi più importanti di questo secolo e quelli che elaborarono i più importanti concetti circa il destino della Russia, furono i rappresentanti della scuola «eurasiatica», gli. ideologi appartenenti all'ala patriottico- radicale della prima emigrazione russa. La situazione geografica della Russia, che si estende tra l'Oriente e l'Occidente,  giocava per loro il ruolo principale. L'Eurasia per loro si riduce alla Rus sia, mentre il popolo (ethnos) della Russia (nel suo senso sovranazionale) è considerato come portatore del turanismo, psico-ideologia imperiale  nomade trasmessa ai Russi propriamente detti dalle tribù turco-mongole  dell'Orda d'Oro. Così che gli «eurasisti», a differenza dell'ala patriottica russa della prima guerra mondiale, non erano tanto  «bizantinisti», quanto «panturchisti».Non si tratta di un paradosso, giacché gran parte della nobiltà russa e, in particolare, molti ideologi della slavofilia dei secolo XIX erano esponenti di diversi popoli turchi. ben rappresentati nella élite di governo della Russia. Per molti eurasisti, RUSSIA-TURAN supponeva un concetto sovrapolitico, il cui valore si basava sulla sua missione geopolitica. Non è strano che alcuni eurasisti europei si unissero al nazionalsocialismo, che difendeva quasi identiche vedute geopolitiche (nonostante molte volte fossero di segno contrario). 
    Noi crediamo che la intuizione degli eurasisti era certa e che le radici delle loro teorie sono in realtà molto più profonde, arrivando fino alle epoche che non solo precedono Gengis-Khan ed i suoi successori, ma anche al periodo dell'apparizione degli stessi Slavi nelle terre russe. Ma da dove nasce quindi Russia-Turan? 

UN'IDEOLOGIA PER IL NUOVO SECOLO: L'EURASIATISMO

"Uno fantasma s'aggira per l'Europa": potrebbe forse cominciare cosi quest'articolo? Difficile dire se l'Eurasiatismo possa un domani ricoprire il medesimo ruolo rivestito dalle vecchie ideologie anti-borghesi nel XX secolo, commettere meno errori, macchiarsi di meno crimini e, soprattutto, aver maggiore fortuna.

Il XX Secolo e stato animato da un sorgere d'ideali, utopie e ideologie, quante mai se n'erano viste in alcun altro periodo della storia umana. Socialismo, Comunismo, Capitalismo, Fascismo, Nazionalsocialismo, ognuno d'essi elevato alla potenza delle sue innumerevoli varianti e sfumature, si sono affrontati in una lotta all'ultimo sangue. Una lotta per la quale non poteva esservi che un solo vincitore - e a questo sarebbe stato concesso di modellare il Mondo a propria immagine e somiglianza. Tutti sappiamo come e andata a finire: nel giro di pochi decenni le potenze capitaliste, Inghilterra e, soprattutto, Stati Uniti d'America, hanno surclassato e distrutto prima i Nazi-fascismi, poi i Social-comunismi. Ormai incontrastato, il Capitalismo sta disegnando una realta apocalittica, un mondo completamente asservito alle esigenze della borghesia e, soprattutto, del grande capitale; un mondo in cui il denaro e il solo dio onnipotente e misura di tutte le cose - uomo compreso; un mondo in cui le idee e le speranze non sono nulla, perche nulla e tutto cio che non porta ad un ricavo materiale. Questo mondo della piattezza e dell'avidita, del conformismo e della prevaricazione, dell'ingiustizia e della violenza, si sta imponendo su tutte le pur millenarie, ma materialmente deboli, realta tradizionali che ancora sopravvivono. Globalizzazione e Mondialismo: attraverso queste due mortali direttrici il Capitalismo sta realizzando il suo sogno non dissimulato di dominio del Mondo.