Vertice Putin-Biden: sempre meglio della “W-word”

L'incontro di Putin con Biden chiaramente non è andato bene. Nessuno degli analisti e degli esperti si aspettava da esso alcuna svolta o segnale rassicurante, sebbene la cosa peggiore sarebbe stata l'assenza di un tale incontro. Se i leader di due potenze mondiali chiaramente ostili si incontrano faccia a faccia, significa che almeno non c'è guerra; certo, la vera guerra potrebbe scoppiare da un momento all'altro: quando Biden e la sua agenda estremista liberale del Grande Reset strapparono la presidenza a Trump, questo rischio aumentò drasticamente.

Carl Schmitt per il XXI secolo

Nella sua opera magna Il concetto di Politico, Carl Schmitt lodava una dura critica dell’ideologia liberale e preferiva il decisionismo competitivo ad essa, ecco perché, secondo i critici di Schmitt, tutto il testo è pieno di sfumature autoritarie. Non si può tuttavia negare che è stata la filosofia politica radicale di Schmitt ad aprire la strada alla rivoluzione conservatrice in Europa, tant’è che ancora oggi i suoi scritti sono considerati uno dei maggiori contributi al campo della filosofia politica del XX secolo.

La metafisica della nostra battaglia

Nel mentre che combattiamo, dobbiamo porci una domanda: qual è l’orizzonte metafisico della nostra battaglia? Non basta confutare e rigetta la postmodernità e ciò che essa ha portato, non è sufficiente sguainare spade contro il transumanesimo e il biopotere, a poco serve blaterare di eresie e diabolicità: questi elementi devono essere fondati su un qualcosa di più essenziale.

L'egemonia culturale di sinistra? Bisogna leggere "Etnosociologia"

Abbiamo dovuto attendere Aleksand Dugin, con il suo *Etnosociologia* che, riannodando i sottili fili dell’antropologia, dell’etnologia e della sociologia, si potesse giungere a fruire di una esaustiva teoria sociologica capace di orientarci nell’attuale complicata situazione sociale a livello planetario e nazionale. Dugin con il suo *Etnosociologia* compie metodologicamente la stessa operazione già compiuta da Carlo Terracciano in ambito geopolitico. Nella prima parte della sua opera prima di tutto illustra le teorie dei vari maestri della sociologia, quindi le scuole e i vari intrecci e solo dopo passa ad esporre la sua teoria.

Carl Schmitt e la crisi della Democrazia liberale

Oggi, il liberalismo morente e la democrazia liberale disfunzionale di fronte al crescente ordine mondiale multipolare dimostrano chiaramente che la cosiddetta distopia del politically correct del liberalismo era una farsa. Dopo la fine della guerra fredda, fu il famoso commentatore di Carl Schmitt, Garry Ulmen, a prevedere l’ordine mondiale del post guerra fredda dal punto di vista Schmittiano.  Secondo Ulmen, l’ordine mondiale del post guerra fredda sarà plasmato dal dibattito concertato tra «la fine della storia» e lo «scontro di civiltà» di Huntington.

Intervista al filosofo russo Alexander Dugin. “Tutte le società dovranno riorganizzarsi sulla base della loro storia, libere da ogni dogmatismo”

Ci ha parlato di una terribile lotta tra un mondo morente e una nuova realtà emergente. Tra l’agonizzante sistema unipolare, che fa capo alla UE e agli Stati Uniti di Biden, e il sistema multipolare, costituito dal blocco Eurasiatico.
Dugin ipotizza un mondo nuovo, un mondo più giusto. Un mondo nel quale i popoli possano organizzarsi secondo la loro storia, la loro cultura, la loro religione senza dover rendere conto a un potere centrale soffocante e indifferente.

Dante Alighieri cancellatto

Vente e cinque Maggio è il compleanno di Dante. Ma in Occidente non lo festeggiano più.
è semplicemente pericoloso. Come mai, vi chiederete? Dante è il simbolo della poesia occidentale, il classico di fama mondiale. Sì, è vero. Ma anche questo genio medievale italiano non è stato risparmiato dalla ghigliottina del politicamente corretto.
Quando la Divina Commedia è caduta nelle mani di rabbiosi sostenitori dei diritti umani, liberali e globalisti, loro hanno scoperto che l'opera di Dante era politicamente scorretta. E questo è quanto. Dante non c’e più. È diventato l'ennesima vittima della pulizia culturale liberale. Le sue opere possono ora essere stampate solo con estratti e disclaimer -  "contenuto non politicamente corretto all'interno".

Eventi in Palestina: la fine è più vicina che mai

Gli eventi in Palestina sono al centro dell'attenzione dei media mondiali. L'escalation del conflitto tra israeliani e palestinesi ha raggiunto un calore senza precedenti negli ultimi giorni.
È importante sottolineare che non solo gli israeliani stanno massacrando i palestinesi, ma anche i razzi lanciati da Hamas stanno raggiungendo i loro obiettivi. Anche gli israeliani stanno perdendo la vita.
Il riaccendersi del conflitto arabo-israeliano fa risorgere ancora una volta tutta una serie di inquietanti trame apocalittiche. Tutte tre le religioni monoteiste mondiali - ebraismo, cristianesimo e islam - sono d'accordo che la fine del mondo inizierà con una grande guerra in Terra Santa. Quindi la fine è più vicina che mai.

MANIFESTO DI UNIONE D’INTENTI CON IL MOVIMENTO INTERNAZIONALE EURASIATISTA

Siamo consapevoli del cambiamento e del compimento dei tempi, in questa fase di passaggio epocale fra Vecchia e Nuova Era, dove l’avvento del Grande Reset ci chiama ad un Grande Risveglio che, come grido nella notte, ci interroga su quale nuova alba dare al mondo intero. Comprendiamo la necessità di un ripensamento radicale di tutti gli schemi e di tutti i paradigmi del vivere umano in termini di linguaggio, metodi, categorie, immagini, modi di pensare e di conoscere, nonché l’idea stessa di politica. Senza rinnegare il retroterra culturale di ciascuno, con le proprie singolarità ed esperienze storicamente determinanti, comprendiamo l’urgenza di un superamento che permetta di costruire Uomini Nuovi e un Mondo Nuovo, nell’istante prolungato di pre-futurità che stiamo vivendo. 

Anarchia. Un’idea necessaria (Da Eraclito ad Alexandr Dugin. Passando per Proudhon)

Da ragazzo avevo anch’io l’A cerchiata disegnata con il pennarello nero sullo zaino Invicta. Devo dire che tale segno da una parte mi affascinava ma dall’altra mi turbava, mi disturbava. Me lo aveva disegnato l’amico Giovanni Rossi, il primo anarchico che conobbi. Per molti anni l’unico. Un ragazzo intelligente, creativo, pallido, ma nel contempo sorprendente. Aveva un qualcosa di inquietante. La sua lucidità spiazzava. La sua contestazione radicale e spontanea di ogni istituzione e credo mi inquietava. Uno spirito imprevedibile, fluido, non classificabile. Non era il suo il solito naturale ribellismo adolescenziale ma possedeva l’asprezza lucida e mite della consapevolezza. Era uno di noi, nessun segno apparente. Era il tempo dei paninari. Nessuna moda in lui però attecchiva veramente. Gli scivolava sopra. Era uno di noi ma era nel contempo del tutto differente nel suo libero pensiero. Oggi è il cantante e guida di un gruppo rock molto interessante: gli Ufo Mammut.

Tutte le società dovranno riorganizzarsi sulla base della loro storia, libere da ogni dogmatismo

Viviamo in un momento critico e cruciale e siamo in piena transizione dall’ordine che si era creato negli anni Novanta del secolo scorso, dopo il crollo dell’Unione Sovietica. L’Unione Sovietica esisteva nel contesto del bipolarismo. Dopo il crollo di questo, si affermò un ordine unipolare che è durato, più o meno, fino al momento attuale.

Ma vent’anni fa prese corpo un processo alternativo che vide l’autoaffermazione di due poli alternativi all’unico polo atlantista: la Cina e la Russia. La Cina e la Russia appartengono all’Eurasia. Sono due grandi potenze che hanno cominciato a riaffermarsi e sono ritornate sulla scena storica come poteri indipendenti. All’inizio erano in competizione tra loro, ma a poco a poco hanno capito che per uscire dall’influenza occidentale era necessario creare un patto eurasiatico e affermare un ordine mondiale multipolare.

Liberalismo 2.0

Nel momento storico presente, possiamo chiaramente distinguere un fenomeno molto importante: una nuova virata dell’ideologia liberale. Come tutte le altre ideologie politiche, il liberalismo è in costante cambiamento, ma in certi momenti possiamo coglierne variazioni paradigmatiche che ci danno il diritto di affermare: qui qualcosa sta finendo e qualcos’altro sta cominciando. Questo è il prossimo-momento, il momento successivo. È spesso accompagnato dalla caduta di un determinato regime politico o di un equilibrio di potere dopo una grave guerra – ad esempio una guerra mondiale – e così via, ma a volte passa inosservato a livello subliminale latente. Sicuramente, si possono sempre distinguere alcuni sintomi dei cambiamenti prodotti, ma la loro profondità e il fatto di aver raggiunto il punto di non ritorno restano per il momento oggetto di discussione.

Mitogonia. Il ritorno anagogico dell'Epos

La modernità ha ucciso l'eternità e la postmodernità ha ucciso il tempo. Ma il futuro è predeterminato dalla struttura del soggetto. Il futuro ha senso anche prima di avvenire. Ancor di più, ha senso perfino se non avviene.

L'essenza mitogonica dell'arte rappresenta la base di ogni idealità. Mitogonia significa direzione di senso, percezione di un Fato, espressione di una destinazione e di una dedicazione, scelta non reversibile, compimento di un rito propiziatorio, risuonare di una volontà. Per questo l'arte è sempre contemporanea, perchè si apprezza quale concrezione dello spaziotempo nell'assolutezza del determinato. Oggi questo cuore della genesi della visione estetica incontra una grande criticità: il situazionismo quale ideologia, il “mondo quale remake”, il modello reificante e uniformante della società liquido-aerea. 

MANIFESTO DEL GRANDE RISVEGLIO. CONTRO IL GRANDE RESET Schede primarie

Abbiamo così determinato la nostra posizione sul piano storico. E nel farlo, abbiamo ottenuto un quadro più completo di ciò che è il Grande Reset. Esso non è altro che l’inizio dell’“ultima battaglia”. I globalisti, nella loro lotta per il nominalismo, il liberalismo, la liberazione individuale e la società civile, si presentano come “guerrieri della luce”, che portano alle masse progresso, liberazione da migliaia di anni di pregiudizi, nuove possibilità – e forse anche l’immortalità fisica e le meraviglie dell’ingegneria genetica.

Chiunque si opponga a costoro è, ai loro occhi, parte delle “forze delle tenebre”. E secondo questa logica, i “nemici della società aperta” devono essere affrontati in tutta la loro severità. “Se il nemico non si arrende, sarà distrutto”. Il nemico è chiunque metta in discussione il liberalismo, il globalismo, l’individualismo, il nominalismo in tutte le loro manifestazioni. Questa è la nuova etica del liberalismo. Non c’è niente di personale. Tutti hanno il diritto di essere liberali, ma nessuno ha il diritto di essere altro.

Astrazione e differenziazione in Julius Evola

Evola parla di arte astratta, ma per lui tutta l’arte – l’arte in sé – è astratta. A differenza della filosofia, della metafisica, della religione o della morale, l’arte è per Evola un campo astratto, una zona dell’astratto. O l’arte è astratta o non è. Davvero? Non è un’esagerazione? Qui dobbiamo far riferimento a qualcun altro. A Martin Heidegger, per la precisione. Filosofo dei filosofi, principe dei filosofi, filosofo per eccellenza (che, tra l’altro, Evola non capì né apprezzo; tuttavia, le omissioni dei grandi uomini chiedono di essere decifrate e comprese, mai condannate), Heidegger credeva che lo spirito avesse due vette – la filosofia e la poesia (più in generale, l’arte). Sono differenti: le persone che le hanno scalate vedono tutto in modo diverso, da diverse angolazioni. Eppure sono simili: si collocano entrambe molto al di sopra della valle degli uomini comuni. La filosofia opera con la ragione: a prescindere da come la tratta, dal suo essere più o meno inventiva, sta di fatto che si occupa solo di essa. La poesia, invece, ha a che fare con qualcos’altro… Verrebbe da dire “follia”, ma sarebbe prematuro, per quanto non così lontano dalla verità… Heidegger credeva che la filosofia si concentrasse sull’Essere. E l’arte? Cosa illuminano i suoi riflettori? Heidegger rispose: il sacro (Heilige). Forse è un indizio. Evola parla di “arte”, Heidegger di “sacro” e “follia”. Questa definizione comprende Arte astratta? Ne sono certo. È il massimo che si possa fare. L’arte per Evola è quella vetta, lontana dalla valle e dalla gente comune, in cui le cose si percepiscono in modo sovrarazionale, direttamente, per come sono, nella rugiada dorata del mattino di una pura e attiva follia aristocratica. Una follia sovrumana. Optando per l’arte, Evola sceglie il sacro. Lo vedremo confermato in tutto il suo lavoro futuro. In realtà, a prescindere dalle cose di cui si è occupato, il Barone ha sempre scritto sul sacro. Così come Heidegger, attratto dalla poesia, Evola, uomo del sacro, creatore d’arte sacra, d’arte reale, tendeva alla razionalizzazione e alla filosofia. 

Maschera e persona. Note a margine del Volto Eterno

La “morte di Dio” e l’occultamento nichilistico del sacro nella modernità, la cui fenomenologia è splendidamente delineata in Cavalcare la tigre, rendono tuttavia impraticabile, per l’uomo del Novecento, e ancor più per quello del nuovo millennio, l’utilizzo rituale della maschere tradizionali nel gioco/rito della rappresentazione sacra. Eppure rimane, inscritta nella carne del singolo, la sua potenzialità di assurgere a maschera, ossia a persona autentica: ecco la chiave tramite cui l’uomo differenziato può ancora accedere a un’antropologia non moderna nel cuore stesso del moderno: «L’uomo in quanto persona (=maschera) si differenzia già per questo dal semplice individuo, ha una forma, è se stesso e appartiene a sé stesso». Per elaborare questo itinerario nel centro nevralgico del nichilismo moderno, Evola riprende, non a caso, immagini ed exempla tratti da orientamenti spirituali e filosofici caratterizzati da una radicale interiorizzazione del rituale – sempre in senso cosmico-esoterico, e non soggettivistico, tuttavia: lo stoicismo e il Buddhismo Zen configurano, al di là delle distinzioni specifiche, l’attitudine operativa paradigmatica dell’uomo differenziato.

La nostra guerra epistemologica

Il mio amico italiano del sistema accademico mi ha inviato commenti estremamente importanti su come vengono implementate censura, deplatforming e cancellate la cultura nel sistema educativo globale in ambito filosofico.

Ecco la traduzione delle sue ottime osservazioni:
1. Censura (deplatforming, cancellazione) di Hegel e propaganda di Schopenhauer.
2. Censura (deplatforming, cancellazione) della linguistica scientifica / storica (F. Saussure G. Devoto) e della propaganda del linguaggio analitico (Russel, Chomsky, Kim).

L’asse archeofuturista di Aleksandr Dugin, da Platone a Heidegger

L’intera speculazione filosofico-politica duginiana è un coraggioso tentativo di squadernare inediti scenari ermeneutici, simbolici e narratologici grazie ai quali comprendere – e demiurgicamente orientare – un nuovo orizzonte comunitario di senso e destino.

Se la Quarta Teoria Politica rappresenta un cantiere aperto per l’elaborazione di una dottrina e prassi politica capace di oltrepassare le tre grandi narrazioni ideologiche del Novecento (liberalismo, comunismo, nazi-fascismo) secondo un asse archeofuturista che collega istanze tradizionali a scenari postmoderni, il Platonismo politico costituisce una formula per tematizzare nuovamente in senso assiale, tradizionale e organicista l’assetto del Politico, attraverso uno sforzo rivoluzionario-conservatore volto a ripensare sulla base di una “topografia verticale” e di una “politica trascendente” l’assetto complessivo della vita aggregata dell’uomo del nuovo millennio

Idee e spunti sulla trappola liberalista tratti dall’intervento di Aleksandr Gel’evič Dugin a “Identitas”, Udine 2019 (parte prima)

Come spesso mi capita quando mi reco ad ascoltare dei personaggi di un certo rilievo a una conferenza su temi di mio interesse, anche in questo caso, forse e probabilmente anche più di altre volte, vuoi per il tema stesso vuoi per la modalità di dialettica messa in campo dagli esperti, sono fioccati in me molti spunti di riflessione che ho tentato di riassemblare mentalmente man mano che, discorso dopo discorso, il filone della conferenza stava delineandosi. Identità, una parola e soprattutto un concetto che non esagererei a definire come il cardine sul quale poggiano e ruotano svariate mie iniziative; quelle interne al “Forum Julii Project” ad esempio, ma non solo. Persino le prime interviste amatoriali ai parenti, nel 2008, avevano a che fare con l’identità. Da appassionato di storia, di eventi e contesti del passato, di territorio, di etnie, di geografia, di cultura, di tradizioni, di storie più meno sconosciute, l’identità per me si può dire che sia tutto, tanto più se in essa convergono le più profonde ed essenziali spiegazioni di Francesco Catona e Raffaele Morelli (due psicoterapeuti, a mio avviso, brillanti e di fama nazionale) rispetto al senso dell’esistenza umana. Ma evitando di partire con parentesi quanto mai generiche e dispersive, cerco ora di concentrarmi e di arrivare al punto. Vorrei infatti proprio cominciare da ciò che più mi ha colpito internamente alla conferenza suddetta.

PRIMA CONFERENZA INTERNAZIONALE SULLA QUARTA TEORIA POLITICA (Introduzione)

Il declino dell’ordine mondiale liberale è sotto i nostri occhi. Il mondialismo è al collasso. Lo vediamo ad esempio negli Stati Uniti, in cui esso si trova in uno stato di autentica agonia, con l’amministrazione Trump – il quale ha una posizione molto più moderata in relazione all’agenda liberale globale – che viene vissuta dai globalisti come un qualcosa di fatale, una minaccia esistenziale. Ce ne rendiamo conto dal fatto che i globalisti non hanno alcuna remora a demolire gli stessi Stati Uniti pur di promuovere il loro candidato; essi sono intenzionati a sostenerlo e a preservare l’ordine mondiale liberale a qualsiasi prezzo, anche se il prezzo fosse rappresentato dagli Stati Uniti stessi.

LA PANDEMIA E LA POLITICA DELLA SOPRAVVIVENZA: GLI ORIZZONTI DI UNA NUOVA FORMA DI DITTATURA

Ciò che sta accadendo attualmente è il collasso generale dell’ordine mondiale. Non è minimamente rilevante se la natura del coronavirus sia o meno artificiale, e non è nemmeno di primaria importanza se, qualora fosse artificiale, esso sia stato deliberatamente rilasciato dal «governo mondiale» o meno. L’epidemia è scoppiata, e questo è un dato di fatto. Ora la questione principale è tracciare il modo in cui il «governo mondiale» ha saputo reagire ad essa.

Per chiarire, il «governo mondiale» è l’insieme delle élite politiche ed economiche globali e degli intellettuali e dei media (mediacrati) che sono al loro servizio. Un tale «governo mondiale» esiste di certo, giacché su scala globale esistono norme di base, rigorosamente definite, che determinano i parametri di fondo della politica, dell’economia e dell’ideologia.
 

PER UNA DECOSTRUZIONE DELLA DEMOCRAZIA

La democrazia oggi non può essere discussa obiettivamente. Essa non è un concetto neutrale: dietro la «democrazia», intesa come regime politico e corrispondente sistema di valori, si cela l’Occidente, l’Europa e gli Stati Uniti. Per costoro la «democrazia» rappresenta una forma di culto laico o uno strumento di dogmatica politica, per cui, per essere pienamente accettati nella società occidentale, è necessario essere da principio «per» la democrazia. Chi la mette in discussione cade fuori dal campo della correttezza politica. […]

È allora opportuno ricordare che la democrazia non è un concetto autoevidente. Essa può essere accettata o respinta, istituita o demolita. Sono esistite società splendide senza democrazia e società detestabili con la democrazia, ma anche l’esatto contrario. La democrazia è un progetto umano, una costruzione, un programma, non un destino. Può essere scartata o accolta. […] Elevarla al rango di dogma e negare le sue alternative chiude alla possibilità stessa del libero dibattito filosofico. […]
 

Coronavirus, il naufragio del modello liberale e “la quarta teoria politica”

A ben vedere, mai nessuno avrebbe pensato che si sarebbe arrivati all’emanazione di provvedimenti draconiani di tal fatta per limitare il pericolo di contagio, provvedimenti che mettono in seria discussione la garanzia dei diritti fondamentali. È interessante rilevare come i decreti posti in essere dal governo italiano per fronteggiare questa situazione appaiano più simili a quelli della autoritaria Cina che a quelli adottati dai liberali paesi anglosassoni, e come si guardi giuridicamente a un modello orientale piuttosto che a quello occidentale. Nel frattempo l’Unione europea, da sempre sostenitrice dell’austerità economica e di quello che Giulio Sapelli definisce “ordoliberismo”, pare disponibile a fornire aiuti e flessibilità per fronteggiare questa pandemia, nonostante le dichiarazioni della neopresidente della Bce Christine Lagarde.

L’ORDINE POST-GLOBALE È QUALCOSA DI INEVITABILE Schede primarie

Prima riconosciamo questa particolare svolta, più saremo preparati ad affrontare le nuove sfide. La situazione è paragonabile a quella degli ultimi giorni dell’URSS: la stragrande maggioranza della classe dirigente sovietica si rifiutava persino di prendere in considerazione la possibilità di passare a un nuovo modello di Stato, di governance e di ideologia, e solo una piccolissima minoranza si rendeva conto della vera natura della crisi ed era pronta ad adottare un modello alternativo.

Il necrologio per Eduard Limonov

Le sue opinioni politiche si aggiungevano a quel grande amore – l’amore verso se stesso –, che rendeva il mondo esterno e gli altri uomini disgustosi e meschini quanto lui stesso era bello, luminoso, indomito, libero e incomparabilmente migliore. Questa postura era del tutto esplicita – «Eccomi, sono Ed» –, provocatoria e anarchica, sfuggendo spesso agli osservatori esterni, confondendoli. Sarebbe di cattivo gusto prendere le sue strategie poetico-politiche con serietà. Il suo “fascismo” o “nazionalismo” erano solo una postura, un dandysmo iper-individualista volto a spaventare il pubblico. Prendere troppo sul serio Limonov significa mancare di senso estetico.

 

IL CORONAVIRUS E L’ORIZZONTE DI UN MONDO MULTIPOLARE: LE POSSIBILITÀ GEOPOLITICHE DELL’EPIDEMIA

Lo scoppio dell’epidemia da coronavirus rappresenta un momento decisivo nella distruzione del mondo unipolare e nel collasso della globalizzazione. La crisi dell’unipolarismo e lo sfaldamento della globalizzazione sono stati evidenti fin dall’inizio degli anni 2000 – la catastrofe dell’11 settembre, la forte crescita dell’economia cinese, il ritorno alla politica globale della Russia di Putin come entità sempre più sovrana, la forte mobilitazione del fattore islamico, la crescente crisi migratoria e l’ascesa del populismo in Europa e persino negli Stati Uniti, che ha portato all’elezione di Trump e a molti altri fenomeni paralleli, hanno reso evidente che il mondo formatosi negli anni Novanta intorno al predominio dell’Occidente, degli Stati Uniti e del capitalismo globale è entrato in una fase di crisi. L’ordine mondiale multipolare comincia a formarsi con nuovi attori centrali, le civiltà, come anticipato da Samuel Huntington [Cfr. Aleksandr Dugin, Teoria del mondo multipolare, AGA Editrice, 2019, NdT]. Ma a fronte dei segnali di una emergente multipolarità, una cosa è una tendenza, un’altra è la realtà oggettiva. È come il ghiaccio incrinato in primavera – è chiaro che non durerà a lungo, ma allo stesso tempo, è innegabile che ci si può anche muovere su di esso, anche se correndo qualche rischio. Nessuno può essere certo di quando il ghiaccio incrinato cederà effettivamente.

GLI DEI PESTILENZIALI: LA GEOPOLITICA DELLE EPIDEMIE E LE BOLLE DEL NULLA

L’epidemia di coronavirus rappresenta la fine della globalizzazione. La società aperta è matura per l’infezione. Chi vuole abbattere le frontiere prepara il terreno all’annientamento totale dell’umanità. Si può sorridere, naturalmente, ma le persone in tute bianche HazMat si incaricheranno di porre presto un termine alle risate inappropriate. Solo la chiusura può salvarci. Chiusura in tutti i sensi – confini chiusi, economie chiuse, fornitura chiusa di beni e prodotti, quello che Fichte ha definito uno «stato commerciale chiuso». Soros dovrebbe essere linciato, mentre in onore di Fichte andrebbe costruito un monumento. Questa è la prima lezione.

DISCORSO PER IL 40° ANNIVERSARIO DELLA RIVOLUZIONE IRANIANA (2020, KARAJ/ALBORZ)

Il sangue di un eroe risveglia cento nuovi eroi che si levano per prenderne il posto. Questa è la legge di Dio, non della materia. Per questo consideriamo il generale Soleimani come un eroe e veneriamo le sue azioni e la sua memoria.
Tutto il mondo ha notato la bandiera rossa che è stata alzata sulla Moschea di Jamkaran - il monumento unico eretto non per la gloria del passato ma per la gloria del futuro - in onore dell'Imam che verrà, l'Imam Mahdi.

HEIDEGGER, SOHRAWARDI E PARMENIDE: UNA SINTESI EURASIATICA

L’analisi del filosofo tedesco comincia dalla constatazione che Parmenide pensa la Verità come una dea, la dea ‘Aλήθεια, e che lo stesso pensiero parmenideo sembrerebbe assumere il tono di una “rivelazione religiosa”. Questo ha portato taluni filologi a sostenere che il poema parmenideo sia costruito ad imitazione di quelli omerici. Tuttavia, secondo Heidegger, ciò che questi filologi non avrebbero compreso è il fatto che Parmenide Omero non invocano alcuna divinità, ma sono essi ad essere invocati dal divino. Parmenide e Omero non fanno altro che assecondare la chiamata dell’Essere; svelando la “verità” e preservandola dal suo occultamento. La verità in senso greco viene infatti espressa in termini negativi (il termine αλήθεια presenta l’alpha privativo al suo inizio) come disvelamento. La verità è lo svelato: qualcosa che va conquistato con il conflitto, strappandolo all’occultamento, e che si comprende soltanto in relazione al suo opposto essenziale, il “falso”. L’essenza della verità è l’assenza di falsità ed in tale essenza è decisivo il conflitto con la velatezza.

HEIDEGGER, GUÉNON E IL MULTIPOLARISMO

È importante premettere che applicare le categorie del pensiero heideggeriano, così come gli studi tradizionali di René Guénon, alla geopolitica, è sempre un’operazione estremamente complicata, rischiosa e suscettibile di possibili fraintendimenti. Tuttavia la diretta discendenza della geopolitica dalla geografia sacra e dalla stessa conoscenza sacra, come spesso sottolineato da Claudio Mutti, teoricamente potrebbe rendere questo procedimento più scorrevole. È altresì importante sottolineare che tanto per la geopolitica quanto per la geografia sacra il concetto di Polo ricopre un ruolo cruciale, e che per entrambe lo spazio è più importante del tempo. Partendo da questo presupposto si può sviluppare l’idea di multipolarismo (o policentrismo) utilizzando come punti di riferimento due modelli filosofici che, seppur distanti, mostrano rilevanti punti di convergenza.

Evola cavalca la tigre in questa postmodernità

Nell’epoca contemporanea assistiamo a un’idolatria nei confronti del liberismo, fenomeno che ha portato a un aumento della ricchezza mondiale. L’uomo, tuttavia, non si pasce serenamente di questo benessere economico in quanto rileviamo un acuirsi delle patologie mentali, soprattutto nei paesi industrializzati. Se oggi è facile dimostrare una connessione tra questi due fenomeni, nel secolo scorso farlo era assai più arduo. Julius Evola ci aveva però avvertiti delle nefaste conseguenze a cui si sarebbe giunti seguendo il globalismo e aveva rigettato l’idea di progresso infinito. In Cavalcare la tigre il filosofo aveva evidenziato le caratteristiche che l’uomo differenziato deve avere per affrontare il Kali Yuga.

QASEM SOLEIMANI MARTIRE DEL MONDO MULTIPOLARE E LA NUOVA GEOGRAFIA DELLA GRANDE GUERRA DEI CONTINENTI

L’assassinio del generale Qasem Soleimani, comandante delle forze speciali di Al-Quds del Corpo delle Guardie rivoluzionarie islamiche, avvenuto il 3 gennaio 2020 per mezzo di missili americani, rappresenta un momento decisivo che segna una situazione completamente nuova nell’allineamento delle forze in Medio Oriente.

Nella misura in cui il Medio Oriente è lo specchio dei mutamenti globali nel panorama geopolitico mondiale, questo evento assume una dimensione ancora più ampia che interessa l’ordine mondiale nel suo complesso. Non è un caso che molti osservatori abbiano interpretato la morte del generale Soleimani, eroe della lotta contro l’ISIL in Siria e in Iraq, come l’inizio di una terza guerra mondiale o quantomeno di una guerra degli Stati Uniti contro l’Iran. L’attacco missilistico iraniano a due basi militari americane in Iraq l’8 gennaio 2020 sembra confermare questa analisi: la morte di Soleimani è il punto di inizio della «battaglia finale». È esattamente in questo modo che tale evento è stato percepito nel mondo sciita, dove le aspettative sulla fine del mondo e sulla venuta del Mahdi, il Salvatore promesso alla fine dei tempi, sono così forti da influenzare non solo la loro visione religiosa del mondo, ma anche l’analisi degli eventi politici e internazionali di tutti i giorni. Gli sciiti vedono la fine del mondo come una «battaglia finale» tra i sostenitori del Mahdi e i suoi avversari, le forze di Dajjal. I sostenitori del Mahdi si ritiene siano i musulmani (sia sciiti che sunniti, ma con l’eccezione di correnti come i wahhabiti e i salafiti, riconosciuti come estremisti, «eretici» e «takfiri»), mentre Dajjal, l’anticristo islamico, è costantemente associato all’Occidente, in primo luogo agli Stati Uniti d’America. La maggior parte delle profezie sostiene che la battaglia finale avrà luogo in Medio Oriente e che il Mahdi stesso apparirà a Damasco. La figura del Mahdi può essere individuata anche tra i sunniti, ma se gli sciiti ritengono che tale figura coincida con l’apparizione dell’«imam nascosto» che rimane vivo ma «occultato» a tutt’oggi, i sunniti interpretano il Mahdi come il leader del mondo islamico che apparirà alla fine dei tempi per intraprendere una battaglia decisiva contro Dajjal, in cui la maggioranza dei sunniti vede la civiltà materialista e atea dell’Occidente moderno e, di conseguenza, l’egemonia americana come l’avanguardia più aggressiva dell’Occidente.

SOGGETTO RADICALE E TRADIZIONALISMO COME RISPOSTA AL MONDO POST-MODERNO

A distanza di qualche mese dall’uscita de Il sole di mezzanotte. Aurora del soggetto radicale[1], ho il piacere di tornare a parlare di Aleksandr Dugin in Ereticamente (precedente saggio reperibile a questo link: https://www.ereticamente.net/2019/08/la-catabasi-del-soggetto-radicale-f...). La circostanza che mi conferisce questa lieta possibilità è l’uscita di Teoria e fenomenologia del Soggetto Radicale (AGA-Cusano Milanino, 2019, 432 pagine, 28,00 euro), saggio curato da Francesco Marotta, Andrea Scarabelli e Luca Siniscalco, in cui il filosofo russo approfondisce in maniera esaustiva le teorie già presentate nel precedente opuscolo. Il libro è impreziosito anche da alcuni apparati critici e da appendici che aiutano a sviscerare meglio i concetti in esso presenti.

PRINCÌPI PER COMPRENDERE LA CIVILTÀ CINESE

La Cina è considerata una civiltà indipendente e unica da parte praticamente di tutti, pertanto non occorre spendere parole per dimostrare un fatto ovvio. Piuttosto, dovremo spenderci nel tentativo di rivelare la struttura del Logos di questa civiltà e di determinarne per quanto possibile la mappa geofisica sia all’interno dei confini della Cina che al di fuori di essa, nonché nel dialogo con le civiltà vicine.

La cultura cinese ha esercitato un’nfluenza enorme e a volte decisiva sui popoli vicini, in primo luogo sulla Corea, sul Vietnam e sul Giappone, che in certe epoche si ritenevano tutti parte della Grande Cina – non nel senso di unità politica, ma come parti indelebili e organiche della civiltà cinese e dell’orizzonte cinese. Questo orizzonte ha avuto un impatto sostanziale anche sui popoli del Tibet così come sui nomadi del Turan confinante con la Cina del Nord. Inoltre, possiamo riscontrare determinate influenze dell’elemento cinese tra i popoli dell’Indocina e del Sud-Est asiatico, così come in Cambogia, Laos, Myanmar, Thailandia, Malesia, e, anche se in misura minore, Indonesia e Filippine.

La prospettiva di Dugin

Il problema della decadenza dell’Occidente e delle conseguenze a livello planetario di questa sua condizione non sono affrontabili facilmente. Gli aspetti economici si mescolano a quelli sociali, in un meccanismo che li rende reciprocamente causa ed effetto, portandoli quindi a condizionarsi vicendevolmente. Tale meccanismo sancisce perciò l’inutilità di qualsiasi tentativo di analisi basato sulla divisione netta tra i due mondi.

La fine del comunismo capitata oramai trenta anni fa e simboleggiata dalla caduta del muro di Berlino (muro di separazione voluto sì dai sovietici ma anche dalle potenze occidentali che ne hanno da poco celebrato ipocritamente la scomparsa) ha rivitalizzato il capitalismo dando l’abbrivio alla sua forma attuale di neo-liberismo. 

INTRODUZIONE A NOOMACHÌA. LEZIONE 10. LA NOOMACHÌA NEL XXI SECOLO

Siamo così giunti al termine dell’ultima lezione di questo corso introduttivo alla Noomachìa. Ciò di cui abbiamo appena discusso è la spiegazione metafisica per sommi capi della Noomachìa nel XXI secolo. Al termine di questo corso, possiamo domandarci dove si trova la Serbia in questo momento della Noomachìa. Questa è una questione aperta e non possiamo rispondere astrattamente. Spetta al popolo serbo, così come agli altri, decidere il proprio posto. Ma è importante sottolineare che questa decisione sarà possibile solo fino a quando giungeremo al «momento della singolarità». Abbiamo quindi un tempo molto limitato a nostra disposizione. Finché esiste il Dasein, la scelta è sempre possibile. Ma quando saremo irreversibilmente rimpiazzati dall’intelligenza artificiale e privati della nostra mortalità, condizione di esistenza del Dasein secondo Heidegger, smetteremo di essere ciò che siamo e perderemo irreversibilmente la possibilità della decisione. Oggi abbiamo ancora un piccolo lasso di tempo dinanzi a noi, ma ciò a cui stiamo andando incontro è molto più terribile e orribile della tortura, di una catastrofe, della morte stessa. È la fine del Dasein umano per come lo conosciamo.

 

IL LOGOS DELL’EUROPA: CATASTROFE E ORIZZONTI DI UN ALTRO INIZIO

La moderna civiltà europea rappresenta la continuazione storica della civiltà mediterranea. Questa continuità è dominata dalla componente indoeuropea, dacché la tradizione indoeuropea costituisce la principale matrice linguistica e culturale dell’Europa. Se ripensiamo alla ricostruzione del sistema trifunzionale ad opera di Dumezil, otterremo immediatamente una mappa sociologica dell’Europa, la cui struttura sociale è dominata dal principio costantemente riprodotto delle tre caste dominanti: sacerdoti, guerrieri e produttori. In effetti, nelle varie fasi storiche europee e sotto nomi diversi, non incontriamo altro che tale stratificazione sociale.

INTRODUZIONE A NOOMACHÌA. LEZIONE 9. IL LOGOS SERBO

Possiamo dire che la Serbia di oggi rappresenti un simulacro della vera Serbia. Un simulacro archeomodernista, in parte arcaico e in parte perverso, caricaturale. Pertanto, anzitutto dobbiamo risolvere questo problema restaurando l’autenticità serba, il puro Stato che si nasconde dietro il simulacro, estraendone il grano di verità. Ad oggi vi è uno Stato serbo, che è già qualcosa; forse un po’ goffo, nondimeno esso esiste, e va visto come un’opportunità. Certo, di per sé non è una risposta. Ma la sua esistenza rappresenta un valore positivo. Il popolo serbo, la tradizione serba, la cultura serba, il retaggio serbo, lo Stato serbo, la Chiesa serba. Tutto ciò ad oggi esiste e non è poco.

 

INTRODUZIONE A NOOMACHÌA. LEZIONE 8. ANALISI NOOLOGICA DELLA MODERNITÀ

Tutti i processi che hanno preso il via con l’avvento della Modernità abbiano come finalità l’emersione della pura immagine di Cibele. La Modernità è metafisicamente femminista poiché materialistica, orientata contro il tipo eroico e patriarcale presente nella cultura indoeuropea. Anche il borghese è una figura femminista poiché non è un guerriero né un produttore ma un parassita, rappresenta la forma peggiore della natura femminile, una femminilità non indoeuropea né cristiana ma cibeliana. A tal proposito, vorrei citare un aneddoto sociologico interessante. Per Werner Sombart la genesi del capitalismo coincide con l’emergere della maîtresse, un nuovo tipo umano parassitario e dispendioso che, richiedendo differentemente dalla figura della moglie una esagerata disponibilità finanziaria, spingeva gli uomini a partecipare ai processi speculativi capitalistici; secondo Sombart, dunque, la maîtresse ha costituito una delle molle dello sviluppo della società capitalistica.

INTRODUZIONE A NOOMACHÌA. LEZIONE 7. IL LOGOS CRISTIANO

ossiamo formulare alcuni principi generali riguardanti la dottrina cristiana. In primo luogo, dal punto di vista noologico e geosofico, il Logos Cristiano è evidentemente apollineo. I concetti del Dio Padre celeste, della Santa Trinità, della trascendenza del Creatore nei riguardi della stessa Creazione, tutto ciò ha generato un Logos tipicamente apollineo e patriarcale, con una organizzazione dello spazio metafisico completamente verticale. Abbiamo a che fare con il Padre celeste trascendente situato in Paradiso che crea il mondo. Tale atto della creazione rappresenta una discesa dall’alto verso il basso, dall’eternità al tempo, dal Paradiso alla Terra, da Dio all’uomo e alle altre creature. La relazione tra il Creatore e il Creato è dunque di tipo gerarchica, con il Creato che deve sottomettersi al Creatore. Questa verticalità costituisce l’essenza stessa della tradizione cristiana. Alle radici dei princìpi dogmatici fondativi vi è una logica puramente apollinea. Tutte e tre le figure della Sacra Trinità sono inoltre maschili, e questo da un punto di vista simbolico è molto significativo.

IL RITORNO DI SETTEMBRINI E NAPHTA NEL VENTUNESIMO SECOLO

Il 21 settembre 2019, l’Istituto Nexus – uno degli istituti intellettuali più prestigiosi che mantengono vivo lo spirito dell’umanesimo europeo – ha celebrato il suo 25° anniversario con un simposio pubblico dal titolo «The Magic Mountain Revisited: Cultivating the Human Spirit in Dispirited Times» (La montagna incantata rivisitata: coltivare lo spirito umano in tempi di scoramento), sulla scia del romanzo fondativo dell’Istituto Nexus, La montagna incantatadi Thomas Mann.Il Simposio Nexus si è aperto con un duello intellettuale tra i due filosofi Bernard-Henri Lévy e Aleksandr Dugin, presentato come la rivisitazione del XXI secolo dei famosi dibattiti tra Settembrini e Naphta nel romanzo di Mann. Di seguito è riportata la trascrizione di questo duello.

 

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